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Abusato a 16 anni in seminario: “Don Maurizio mi masturbava ogni sera, oggi è monsignore”

In una intervista a Fanpage.it, Armando (nome di fantasia), ex seminarista alla diocesi di Aversa negli anni Novanta, denuncia il prete che abusò sessualmente di lui quando aveva 16 anni. “Volevo diventare un sacerdote, poi incontrai lui e cominciò la mia discesa all’inferno. Ecco cosa mi ha costretto a subire”.
A cura di Angela Marino
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Sognavi di diventare un prete, anzi, di intraprendere la carriera ecclesiastica e chissà, un giorno magari guidare una diocesi, oggi invece non credi più in Dio. Cosa è successo?

È successo che mentre coltivavo il mio sogno in seminario, ho un incontrato un aspirante prete che ha abusato di me.

Come si chiama?

Maurizio Palmieri, allora ‘animatore’ 25enne, oggi ‘monsignor Palmieri’ canonico della Diocesi di Aversa.

Quanti anni avevi quando sono cominciati gli abusi?

Avevo 15 anni, era il 1994 e mi trovavo nel seminario vescovile minore di Aversa. Lui ne aveva venticinque, circa.

Come comincia questa storia? La tua esperienza in seminario è stata immediatamente negativa?

No, al contrario, il primo anno ero molto felice, mi divertivo con tutte le attività didattiche, i campi estivi, gli amici che mi ero fatto sui banchi di scuola. Ricordo che quando tornavo a casa nel weekend era una festa, i miei erano orgogliosi di me, mi ricoprivano di attenzioni.

E poi tutto è andato in pezzi, ma come?

Un giorno d’estate la Diocesi ha organizzato un campo estivo a Vibonati, una delle tante esperienze extradidattiche che mi piacevano tanto. Non so descrivere come sia accaduto, so solo che siamo rimasti soli e lui mi ha baciato sulla bocca.

Come ti sei sentito?

Sconvolto, ma non ho avuto la forza di reagire. Da allora la mia vita ha cominciato a crollarmi addosso, giorno dopo giorno.

Perché quel bacio non è stato un episodio senza seguito.

No. Dopo quel primo approccio ha cominciato a chiamarmi nella sua stanza di sera.

Cosa ti faceva fare?

Mi chiedeva di entrare nel suo letto, mi masturbava, mi chiedeva di masturbarlo.

Lo faceva solo con te?

No. Una volta ha portato a Parigi me e un altro giovane seminarista, dormivamo tutti e tre nella stessa stanza. Ricordo che a me fu assegnato il letto singolo mentre loro (il prete e lo studente) in quello matrimoniale.

E?

Ho visto coi miei occhi che abusava di lui mentre credeva che dormissi.

Quindi non eri l’unico a subire gli abusi.

No, ma non solo. C’erano molti altri comportamenti ambigui.

Per esempio?

Beh, la sera spesso entrava nel nostro dormitorio. Sapeva farsi benvolere, chiacchierava con tutti, diceva che avrebbe pregato per noi e poi ci chiedeva delle cose strane. A qualcuno ha chiesto di leccargli o baciargli l’alluce, a me, invece, di prendere dalla sua bocca il chewing-gum e tenerlo nella mia. ‘Se mi vuoi bene lo devi fare’, diceva.

E voi obbedivate?

Non capivamo cosa stesse accadendo davvero.

È mai stato violento?

Fisicamente mai, ma mi ha fatto delle pressioni psicologiche per tenermi sotto il suo giogo. Dopo una gita al campo estivo in cui con i miei amici ci eravamo divertiti a suonare e cantare, minacciò di cacciarmi dal seminario se non avessi cambiato ‘atteggiamento’.

Quale atteggiamento?

Non lo so, so solo che da allora ho accettato di tutto purché non mi mandasse via.

Malgrado gli abusi volevi restare in seminario, perché?

Perché quella era la mia famiglia, avevo un obiettivo di vita, un’appartenenza, anche se dopo è andato tutto in fumo.

Quando?

Non lo so con esattezza. Dopo un po’ ho cominciato a star male. Ho perso la fede, ho rinunciato al sogno di diventare prete, ho cominciato a desiderare di andare via, ma i miei mi hanno impedito di lasciare gli studi e così sono rimasto fino al diploma.

E poi sei crollato.

Esattamente: gli anni dai venti ai trenta sono stati i peggiori, ho abbandonato gli studi universitari, ho avuto episodi psicotici, ho visto decine di psicoterapeuti – nessuno dei quali mi ha mai guidato verso la denuncia alla magistratura – ho perso la fidanzata che amavo e che volevo sposare.

E hai tentato il suicidio.

Sì, il mio papà mi ha supplicato piangendo di non uccidermi. L’ho fatto soffrire tanto….

Poi hai cominciato delle cure farmacologiche?

Sì, non mi vergogno a dire che spesso ero fuori di me,  ma ho seguito le terapie e sono cambiato tantissimo.

Anche in meglio, oggi stai bene.

Ci sono voluti anni e un lungo processo di consapevolezza per arrivarci, un processo che è passato attraverso una denuncia, prima alla Curia, poi alla magistratura, quando purtroppo il reato era già prescritto.

Che provvedimenti ha preso la Curia dopo la tua denuncia? Ha avviato delle indagini per accertare quanto hai riferito?

Non ha preso alcun provvedimento, tanto è vero che Palmieri è esattamente nel posto in la carriera ecclestiastica lo avrebbe portato doveva essere. Ho scritto anche a Papa Francesco per chiedergli di impedire che quell'uomo facesse ancora del male, per chiedergli di ridurlo allo stato laicale, ma neanche lui mi ha risposto.

Che ne è stato del ragazzo che venne con te a Parigi?

All'epoca lo affrontai e chiedendogli di denunciare con me. Ha rifiutato tenendo gli occhi bassi, non era pronto.

Oggi cosa gli diresti?

Oggi sono convinto più che mai che avrò giustizia, nonostante la Chiesa abbia nascosto la testa sotto la sabbia. Alle altre vittime di don Palmieri, compreso quel ragazzo, dico: fatevi avanti, meritiamo la verità. 

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