Accoltellato alla gola a Napoli, condanna definitiva per i baby-assalitori di Arturo
Si chiude in via definitiva la vicenda giudiziaria legata all'accoltellamento di Arturo Puoti, il giovane che nel dicembre 2017, a soli 17 anni, venne ferito gravemente alla gola da una baby-gang. La Cassazione ha confermato le pene a nove anni e quattro mesi di reclusione per Genni P., Antonio R. e Francesco P.C. (conosciuto con l'appellativo di ‘o nano e già nipote di un boss), con quest'ultimo che, dopo un periodo lontano dal carcere per motivi di salute, tornerà in cella. Il quarto membro della baby-gang che accoltellò alla gola il giovane, avendo meno di 14 anni all'epoca dei fatti, non è stato imputabile nel processo, che si chiude così con la condanna degli altre giovanissimi. I giudici della Cassazione hanno respinto i ricorsi presentati dalle difese, confermando così le condanne.
La vicenda suscitò una forte reazione nell'opinione pubblica: Arturo venne accoltellato dalla banda il 18 dicembre 2017 e lasciato in una pozza di sangue su via Foria, nel cuore di Napoli, rischiando di morire. Solo dopo diverse settimane d'ospedale poté uscire dal ricovero e iniziare un lungo periodo di riabilitazione: gravi i danni riportati anche alle corde vocali, con una vistosa cicatrice che ancora oggi il giovane porta al collo. Tentato omicidio, rapina, ma anche bullismo puro e semplice: Arturo Puoti era stato preso di mira per caso, e colpito con una tale brutalità che la vicenda fece il giro del paese. Da allora, la madre Maria Luisa Iavarone, già docente scolastica si è sempre prodigata in iniziative che contrastino il bullismo e invitino alla cultura, fondando anche l'associazione "ARTUR", dalle iniziali di Adulti Responsabili per un Territorio Unito contro il Rischio.