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Agguato a Giovanni Bellofiore, arrestato il reggente del clan Mele di Pianura

La Squadra Mobile di Napoli ha arrestato Vincenzo Mele, reggente del clan Mele, per l’agguato in cui rimase ferito gravemente Giovanni Bellofiore: secondo gli investigatori incaricò Salvatore Romano e Pasquale Esposito Junior di uccidere il 30enne per sancire la supremazia del suo clan contro gli storici rivali dei Marfella, con cui si contendeva il quartiere di Pianura.
A cura di Nico Falco
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Salvatore Romano e Pasquale Esposito Junior
Salvatore Romano e Pasquale Esposito Junior

Era il giorno delle elezioni comunali, a Napoli si stava votando per il ballottaggio. Ed era il periodo in cui a Pianura si fronteggiavano i clan dei Mele e dei Marfella. Così, mentre le forze dell'ordine presidiavano i seggi e le strade erano deserte, il gruppo dei "figli di Giulietta" tentò l'affondo contro quello dei "figli di Bianchina", uccidendo un affiliato rivale: l'agguato fallì perché la vittima riuscì a mettersi in salvo, anche se gravemente ferita. A tre anni da quel tentato omicidio, che avrebbe sancito la supremazia dei Mele sui Marfella, la Squadra Mobile di Napoli ha ricostruito gli attori di quell'agguato, arrestando il mandante: gli agenti hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Vincenzo Mele, già detenuto e ritenuto ai vertici del clan che porta il suo cognome.

Secondo quanto ricostruito dai poliziotti, l'omicidio fu decretato da Mele, che assegnò l'incarico a Salvatore Romano, detto muoll muoll, ex ras, e a Pasquale Esposito Junior, entrambi oggi collaboratori di giustizia. La vittima era Giovanni Bellofiore, che aveva 30 anni e che era al contrario inquadrato tra i "soldati" dei Marfella. A premere materialmente il grilletto fu Romano: i killer si spostarono su un'automobile rapinata guidata da Esposito, andarono davanti l'abitazione del ragazzo, in via Brancaccio, e gli spararono appena lo videro. Il ragazzo fu colpito da quattro proiettili, fu trasportato all'ospedale San Paolo in condizioni molto gravi ma si salvò.

Nel mirino dei killer ci era finito anche perché pochi mesi prima aveva mandato a monte un altro agguato dei Mele contro i Marfella. Era il marzo precedente e i killer del gruppo di Salvatore Romano stavano per aprire il fuoco contro un furgone, scortato da una motocicletta. Bellofiore se ne accorse in tempo e urlò agli amici di buttarsi a terra, salvandoli.

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