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Albergaggio sociale, il fallimento di Comune e Regione: “In 6 anni non è stato fatto nulla”

La delibera del 2014 del Comune di Napoli doveva essere la norma quadro sull’emergenza abitativa in città ma è stata un fallimento.” Il Comune doveva trovare nuove strutture per fare fronte all’emergenza ma ad oggi non ne ha aperto nemmeno una” spiegano gli attivisti di “Magnammece o’pesone”. Il Comune doveva ripristinare le condizioni minime di vivibilità di 12 edifici occupati: “Non sono mai riusciti a spendere i soldi”. Un “bilancio insoddisfacente” sulle politiche per la casa in città negli ultimi anni.
A cura di Antonio Musella
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L'emergenza abitativa a Napoli è sempre più un dramma sociale, con il peggioramento delle condizioni sociali la domanda di case a prezzi calmierati aumenta sempre di più. Così mentre il centro della città sembra diventato un immenso B&B, il bacino sociale che non riesce a pagare un fitto in un appartamento privato aumenta sempre di più. Secondo il monitoraggio del comitati "Magnammece ‘o pesone", che tiene insieme nove strutture occupate collettivamente per fare fronte all'emergenza abitativa, sono almeno 100 mila persone che a Napoli soffrono l'emergenza abitativa. Davanti a questo quadro l'occupazione delle case sfitte o di edifici non ad uso residenziale da adibire a casa, sembra essere l'ultima disperata spiaggia per chi vive il dramma dell'emergenza abitativa. Il comitato restituisce un quadro delle politiche per la casa a Napoli davvero drammatico. "Non ci sono nuove strutture per l'emergenza abitativa – spiega Alfonso De Vito – non si sono sanate le occupazioni che pure l'amministrazione si era fatta carico di sanare. Possiamo dire che con il Comune di Napoli in questi 9 anni circa c'è stato un lungo e costante dialogo, ma che non ha portato assolutamente a nulla".

La delibera che doveva ripristinare 12 edifici

La delibera sull'albergaggio sociale, la 1018 del 2014 approvata dal Comune di Napoli durante la prima consiliatura di Luigi de Magistris, doveva essere una sorta di norma quadro sull'emergenza abitativa a Napoli. "Era un esperimento interessante – racconta De Vito – quella delibera nacque sulle sollecitazioni dei movimenti di lotta per la casa, ma anche sulla scorta di esperienze pregresse come la delibera fatta dal Comune di Roma che normalizzò una serie di occupazioni". "La delibera si impegnava a recuperare 12 edifici occupati ed adibiti a case, si trattava di strutture spesso ad uso non residenziale, ex scuole, ex uffici pubblici, che erano state occupate collettivamente dai senza casa – illustra l'attivista – la delibera si impegnava a ripristinare in questi edifici le condizioni minime di vivibilità, sanando allo stesso tempo la condizione di occupazione abusiva attraverso un patto di cittadinanza. Non era edilizia residenziale pubblica ed allo stesso tempo non erano strutture destinate ad altro uso. Si trattava in molti casi di occupazioni storiche, ovvero di persone che vivevano in quelle strutture in alcuni casi da 20-25 anni. Oggi a quasi 6 anni di distanza di quei 12 edifici uno solo è stato ristrutturato mentre un altro, l'ex Motel Agip di Scampia, è stato prima liberato, perché gli occupanti hanno avuto un'altra destinazione e poi nuovamente rioccupato". L'elenco prevedeva i seguenti stabili: via Cupa Santacroce 17 (ex edificio postale), via Stadera 124-130, via Poerio 6, via Salvator Rosa 125 (ex scuola Schipa), via Cupa delle Vedove (ex scuola Moscati), viale dello Zodiaco 10 (ex scuola Gaetano Enrico), via Cupa principe 34 (ex scuola Santa Caterina da Siena), Rampe Brancaccio (ex sede Annona), via Tertulliano 1 (ex scuola Giustino Fortunato), via Monte San Gabriele (ex scuola Virgilio 1), via Plinio (ex scuola materna ed elementare), ex Motel Agip.

Complessivamente all'interno di queste 12 strutture vivono ancora oggi tra le 500 e le 600 persone: "Tra queste persone non tutti avevano occupato la casa – precisa De Vito – ma in molti casi si tratta di persone sistemate in quelle strutture proprio dal Comune di Napoli per fare fronte ad emergenze, crolli o altre calamità. Furono sistemate lì proprio per l'assenza di strutture di breve e media accoglienza". La delibera non definiva una cifra precisa da spendere: "Nel 2017 il Comune impegnò 300 mila euro. Ne fu usata una parte solo per il caso più urgente e il resto della cifra si perse a fine anno nei meandri del bilancio comunale perché non riuscirono a spenderli. Ora sono stati stanziati 400 mila euro, speriamo finalmente che riescano a fare degli interventi perché il livello di degrado strutturale degli immobili ovviamente peggiora col tempo".

La Regione è completamente sparita

La seconda parte della delibera 1018 del 2014 sull'albergaggio sociale era rivolta alla definizione di misure per contrastare l'emergenza abitativa. In attesa di un piano di costruzione di edilizia residenziale pubblica, su cui solo ora, a pochi mesi dalle elezioni, la Regione Campania sembra aver trovato le risorse da investire, l'amministrazione comunale di Napoli si impegnava a trovare all'interno del proprio patrimonio delle strutture capaci di fare fronte all'emergenza abitativa. Non solo rivolto ai casi di persone che hanno bisogno di un alloggio e sono in condizione di indigenza, ma anche per fare fronte alle emergenze. Ad esempio in caso di calamità naturale e successivo sgombero dei residenti dalle proprie abitazioni, queste strutture potevano fornire un luogo dove alloggiare temporaneamente. Come nel recente caso della voragine di via Masoni a Capodichino, al seguito della quale sono state sgomberate da due palazzi circa 30 famiglie che sono state ospitate nella vicina scuola "Nicolini" proprio perché il Comune di Napoli non ha strutture per l'emergenza abitativa. "La delibera impegnava il Comune a trovare strutture, non se ne indicava il numero, ma di certo andavano ritrovate nel patrimonio esistente – spiega De Vito – ma invece a sei anni dalla delibera il numero di nuove strutture per l'emergenza abitativa inaugurate è zero". Un quadro abbastanza desolante: "Davanti a questi risultati non possiamo certo dire che l'impegno del Comune di Napoli sull'emergenza abitativa abbia un bilancio soddisfacente" conclude l'attivista. Se le difficoltà economiche del Comune sono ben note, c'è da dire che gli altri enti non sono mai entrati in partita: "La Regione Campania di sicuro i soldi ce li ha, ma la giunta  di Vincenzo De Luca si è completamente defilata in questi anni non intervenendo mai, per questo prossimamente manifesteremo davanti alla sede della giunta regionale, perché anche loro sono parte del problema. A giugno hanno stanziato 150 milioni di euro e altri 100 verranno sbloccati da un vecchio accordo con il Comune di Napoli, vogliamo sapere come verranno spesi anche rispetto alle situazioni di emergenza abitativa storica".

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