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Alessandra Madonna, i giudici: Varriale sapeva che era aggrappata all’auto

Giuseppe Varriale si era accorto che Alessandra Madonna si era aggrappata alla portiera e, accelerando, ha accettato il rischio che potesse rimanere ferita. È quanto sostengono i giudici della Corte di Appello, che a luglio hanno condannato il giovane a 8 anni e 2 mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale; la ricostruzione ha escluso l’investimento volontario.
A cura di Nico Falco
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La vittima, Alessandra Madonna
La vittima, Alessandra Madonna

Giuseppe Varriale si era accorto che Alessandra Madonna si era aggrappata all'automobile, sapeva che accelerando avrebbe potuto mettere a rischio la sua incolumità e, malgrado ciò, aveva premuto sul pedale provocandole quelle ferite che poi l'avevano uccisa. È quanto sostengono i giudici della quinta sezione della Corte di Appello di Napoli, che il 15 luglio scorso hanno condannato il 29enne a 8 anni e 2 mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale della ex fidanzata. La ricostruzione della dinamica esclude, come sostenuto dalla famiglia della vittima e dai periti di parte, che il ragazzo potesse avere investito Alessandra Madonna volontariamente in retromarcia.

Secondo i giudici il ragazzo si era reso conto che la ex fidanzata si fosse aggrappata allo sportello del suo Suv, contrariamente a quanto sostenuto da Varriale, che invece aveva detto di aver accelerato per allontanarsi convinto che la ragazza non fosse a rischio. A chiamare i soccorsi era stato lo stesso Varriale, la 24enne era stata trasportata all'ospedale San Giuliano di Giugliano (Napoli) ma era morta poco dopo il ricovero.

Determinanti per la condanna sono state le dichiarazioni rese nell'immediatezza da Varriale che, ascoltato dagli inquirenti, aveva riferito che Alessandra si era aggrappata; la dichiarazione, secondo l'avvocato difensore, Nicola Pomponio, era però da ritenersi nulla in quanto si trattava di una supposizione. Quando era arrivato al Pronto Soccorso, però, Giuseppe Varriale aveva detto ai medici, inquadrato dalle telecamere di sorveglianza, che Alessandra si era aggrappata; circostanza che per i giudici conferma il fatto che il ragazzo ne fosse consapevole.

Nelle motivazioni della sentenza si evidenzia anche che il giovane non aveva intenzione di uccidere la ragazza, da qui la condanna per omicidio preterintenzionale: compiendo quella accelerazione, si legge, "per sottrarsi alla mal sopportata invadenza della sua ex fidanzata", Varriale non poteva non prevedere che lei "potesse farsi male cadendo o sbattendo".

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