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Ancora una stesa a San Giovanni a Teduccio: spari tra la folla partiti da quattro moto

Ancora una stesa a Napoli est, a San Giovanni a Teduccio: un raid avvenuto in due diversi momenti e condotto da ben quattro coppie di motociclisti. In un primo momento i colpi sono stati sparati da una coppia a bordo di uno scooter in via Sorrento, poi un secondo atto dimostrativo subito dopo partito da altri motociclisti.
A cura di Stefano Rizzuti
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Immagine di repertorio
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Non si fermano le stese a Napoli, ancora una volta un episodio nella zona di San Giovanni a Teduccio. L’ultima stesa è quella avvenuta la notte tra venerdì e sabato, poco prima della mezzanotte, nel rione Villa, nello specifico a via Sorrento, quella che viene definita una roccaforte del clan Rinaldi. Un altro raid, dunque, nella zona orientale del capoluogo partenopeo. La notizia viene riportata dal Mattino che parla di un vero e proprio conflitto aperto tra le cosche rivali.

L’ultimo episodio nella notte di ieri, quando a via Sorrento alcune persone sugli scooter, a massima velocità, hanno iniziato a sparare vicino alla folla di persone, terrorizzata dai colpi. Il quartiere era ancora pieno di persone e molto trafficato, nonostante l’orario, complice il fatto che si trattava di un venerdì sera. A portare avanti il raid ben quattro coppie di pistoleri, su quattro diverse moto. Una nuova esibizione plateale, una dimostrazione di forza con la solita sparatoria a cui ormai gli abitanti della zona si stanno tristemente abituando.

Il raid è stato compiuto in due diversi momenti, molto vicini tra loro. In un primo istante, i colpi sono stati scagliati da una prima coppia di pistoleri in aria, nelle vicinanze dell’edificio in cui abita Sergio Grassia, considerato il braccio destro del boss Rinaldi. Poi una seconda scarica pochi minuti dopo, condotta da altri motociclisti che avrebbero urlato frasi poco chiare. Sul posto sono intervenuti poco dopo i carabinieri che sono stati avvisati da una telefonata anonima: hanno trovato 11 bossoli calibro 9×21. Secondo quanto emerso, per gli investigatori non ci sono dubbi: anche in questo caso si sarebbe trattato di una nuova dimostrazione di forza del clan Mazzarella-D’Amico.

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