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Anm Napoli, il piano lacrime e sangue per salvare l’azienda: biglietti e parcheggi più cari

Fanpage.it ha visionato l’ultima bozza del piano di rientro dell’azienda comunale di trasporto per il triennio 2017-2019. Un piano durissimo con aumenti delle tariffe e tagli di 644 lavoratori. Obiettivo: risanare il buco in bilancio è arrivato ormai a 30 milioni di euro.
A cura di Antonio Musella
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Il management dell'Anm, Azienda napoletana mobilità, ha presentato sul tavolo del sindaco l'ultima bozza del piano di rientro dell'azienda comunale di trasporto per il triennio 2017-2019. Un piano durissimo caratterizzato da aumenti delle tariffe e una riduzione di ben 644 lavoratori attualmente in organico, nonostante le misure messe in campo negli ultimi anni i manager dell'azienda non sono riusciti a fermare l'emorragia di perdite, il buco in bilancio è arrivato a 30 milioni di euro.

Aumento dei biglietti e tagli di personale

L'Anm ha accorpato negli ultimi anni anche Metronapoli che gestisce la linea 1 della metro e Napolipark azienda comunale che gestisce i parcheggi. La bozza del piano triennale di rilancio, di cui è entrata in possesso Fanpage.it, prevede lacrime e sangue per gli utenti napoletani. Per risanare i conti e arrivare al pareggio di bilancio entro il 2019 l'azienda diretta dall'ingegnere Alberto Ramaglia prevede l'aumento progressivo dei biglietti che passeranno a 1,10 € dal 1 aprile del 2017 e subiranno ulteriori aumenti, 1,20 € nel 2018 e 1,30 € nel 2019. Aumenti anche per le tariffe delle soste parcheggio per i residenti che passeranno dall'attuale 10 € all'anno fino a 120 € all'anno. Misure che erano state già anticipate dalle precedenti bozze del piano risalenti ad alcuni mesi fa, ma che vengono confermate anche nella nuova versione datata 23 febbraio. Tra le novità si registrano gli aumenti per le soste all'interno dei parcheggi comunali aumenteranno del 10% e l'esternalizzazione ad altro operatore delle linee suburbane su gomma che collegano Napoli ai comuni della provincia con uno spostamento di 170 dipendenti.

La cessione ad altro operatore non viene definita nei dettagli della bozza del piano, il che non esclude la cessione a privati del servizio di trasporto verso l'hinterland. Per risanare l'azienda sarà necessario procedere ad una riduzione del personale di ben 644 unità, per 140 lavoratori tra cui 118 autisti ci sarà l'accompagnamento alla pensione tramite la Naspi, ma per fare ciò sarà dichiarato lo stato di crisi aziendale per poter accedere alla misura. Altri 69 lavoratori saranno ricollocati in altre aziende del Comune di Napoli, mentre altri 170 dovrebbero essere trasferiti presso l'azienda di trasporto della Città Metropolitana Ctp. L'insieme delle misure prevede anche l'aumento dell'orario di lavoro a 39 ore settimanali per tutto l'organico dell'azienda a parità di salario. Una misura che permetterà, secondo i manager dell'azienda, un "efficientamento" del personale e una riduzione di costi.

Salta il recupero dell'Iva: eroso 1/3 del capitale sociale

Tra i tentativi di risanamento dell'azienda c'era la possibilità del recupero dell'Iva sui corrispettivi versati dalla Regione Campania per i servizi minimi come risparmio del Comune, che avrebbe previsto un risparmio di 67 milioni a beneficio di Anm. Una mossa indicata dalla delibera comunale 102 del 24 febbraio 2015, che affidava alla Napoli Holding che controlla le partecipate del Comune, il compito di trovare una mediazione con l'Agenzia delle Entrate. Un tentativo che, come riportato nel piano, ha avuto esito negativo. Il risultato è stato quello di "una svalutazione dei cespiti richiesta dai principi contabili che ha portato il deficit annuo da 20 milioni a 42 milioni erodendo 1/3 del capitale sociale". Insomma invece di sanare, l'operazione promossa della Napoli Holding ha aggravato il quadro dell'azienda. Dal punto di vista finanziario le difficoltà nel piano di risanamento non mancano. La riduzione del personale, che dovrebbe far recuperare all'azienda 25 milioni di euro presenta il tema del pagamento del trattamento di fine rapporto per chi andrà in pensione. Secondo il documento presentato dall'azienda per pagare il Tfr ai lavoratori in esubero l'azienda si indebiterà finanziariamente per 14 milioni di euro.

Sindacato Usb: "No all'aumento delle tariffe, tagliate i superminimi"

Contro il piano di rientro dell'Anm si è schierato il sindacato Usb: "In un momento di crisi dell'azienda come questo invece di aumentare le tariffe si potrebbe tagliare da altre parti – dicono a Fanpage.it Adolfo Vallini e Marco Sansone – a cominciare dai superminimi che vanno da 130 a 1.000 euro al mese per 130 tra funzionari e dirigenti che lavorano sul trasporto su gomma". Ma nel mirino del sindacato finisce anche quello che definiscono "lo straordinario a forfait". "Si tratta di una quota di lavoro straordinario che raggiunge anche i 400 euro mensili che viene percepito indipendentemente dall'effettivo svolgimento" denunciano i sindacalisti. Tra i servizi dell'azienda che potrebbero produrre più introiti c'è quello del servizio ganasce contro la sosta selvaggia: "Il servizio costa 750 mila euro all'anno – spiegano Vallini e Sansone – ma dalle sanzioni si recuperano solo 250 mila euro ogni anno generando una perdita di mezzo milione di euro all'anno per un tipo di servizio che visto il contesto cittadino dovrebbe produrre degli utili".

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