Oggi Annalisa Durante avrebbe compiuto 30 anni, e io avrei tante domande da farle. Chissà se avrebbe avuto paura di invecchiare. Mi sarebbe piaciuto chiederglielo, capire se anche lei, come me, al compimento dei 30 anni si sarebbe sentita d'un tratto "vecchia". Chissà cosa farebbe, adesso, che strada avrebbe intrapreso, chissà se vivrebbe ancora a Forcella, se col tempo avrebbe rivalutato il suo quartiere, del quale, nel suo diario, diceva: "Non mi piace vivere qui, anche se poi litigo sempre con i miei amici di scuola quando mi sfottono e dicono che Forcella è un posto brutto e che sono meglio i Tribunali. Io mi arrabbio e rispondo che Forcella è bella, bellissima. Dico una bugia, però non gli voglio dare soddisfazione", o se avrebbe spiccato il volo come tanti giovani della nostra età hanno fatto. Non posso chiederle niente di tutto questo, le mie domande, quelle di tutti, sono destinate a rimanere senza risposta.
La vita di Annalisa Durante è destinata a rimanere senza risposta, stroncata troppo presto. Annalisa è l'ennesima vittima innocente della camorra, caduta sotto i colpi di pistola a 14 anni, il 27 marzo del 2004, uccisa sotto casa, in quella sua Forcella amata ed odiata, nella quale forse oggi avrebbe festeggiato i suoi 30 anni, o forse no, ma questo poco importa. In quel passaggio del suo diario, quello in cui parla del quartiere, c'è tutta la speranza, eppure tutta la consapevolezza, di una ragazzina di 14 anni che sta cominciando a muovere i primi passi nel mondo, a capire come vanno le cose. E che oggi, mi sento di dire, avrebbe accolto con altrettanta consapevolezza e maturità, con coraggio e senza nostalgie di sorta, l'ingresso definitivo nell'età adulta. Alla quale è stata invece consacrata per sempre, con violenza e contro la sua volontà, quel pomeriggio di marzo di 16 anni fa.