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Anno giudiziario, pg Riello lancia l’allarme: “Troppi legami tra città legale e quella illegale”

Il procuratore generale di napoli Luigi Riello in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario: Per spezzare i legami tra la “città legittima” e la criminalità, per recidere quei fili, “è necessario che scatti quella rivoluzione culturale di cui si parla. Vera antimafia sta all’antimafia delle sole fiaccolate e dei proclami come l’agricoltura sta all’agriturismo: quest’ultimo è versione fasulla dell’agricoltura”.
A cura di Enrico Tata
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Secondo il procuratore generale Luigi Riello, intervenuto al Maschio Angioino in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, a Napoli ci sono troppi legami tra quella che chiama la "città legittima" e quella che definisce "città illegittima". Quella legittima condanna l'altra, ma spesso vi fa ricorso: "La condanna quale fonte di disagio e degrado urbano e civile ma ricorre ad essa per un gran numero di prestazioni: dal lavoro domestico a quello nero dei cantieri, dalla domanda di merci contraffatte a quella degli stupefacenti, dalla prostituzione al gioco d’azzardo, dal credito illegale al parcheggio abusivo", spiega Riello.

Il pg di Napoli: "Serve vera antimafia non sole fiaccolate"

Per il procuratore generale di Napoli non servono i "perbenismi di facciata", ma la "profonda consapevolezza della gravità della situazione". Per spezzare quei legami tra la "città legittima" e la criminalità, per recidere quei fili, "è necessario che scatti quella rivoluzione culturale di cui si parla. Vera antimafia sta all'antimafia delle sole fiaccolate e dei proclami come l'agricoltura sta all'agriturismo: quest'ultimo è versione fasulla dell'agricoltura".

Il procuratore ha poi parlato della lentezza della giustizia, "che non è imputabile alla svogliatezza diffusa dei magistrati, che al contrario risultano i più produttivi d'Europa". "Lanciare l'immagine che tutti i magistrati siano fannulloni è solo uno squallido tentativo per occultare le responsabilità di quella classe politica che da anni ha marginalizzato la giustizia nel bilancio dello Stato e la ha resa laboratorio di esperimenti, oggetto di riforme oscillanti e di corti respiro", ha aggiunto Riello.

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