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Assente al lavoro per malattia, in realtà va a giocare a calcio: licenziato, ma poi reintegrato

I magistrati hanno riconosciuto la slealtà del dipendente, ma il licenziamento è stato ritenuto illegittimo. Questo perché il regio decreto numero 148 del 1931, una legge vecchia quasi novanta anni, parla della “simulazione di malattia” come comportamento sleale nei confronti dell’azienda, ma non tale da causare la fine del rapporto di lavoro.
A cura di Enrico Tata
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Foto di repertorio
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Assente al lavoro per malattia, in realtà va a giocare a calcio con gli amici. Licenziato dall'azienda, viene reintegrato perché il giudice ritiene illegittimo l'allontanamento dal lavoro. Ai datori di lavoro aveva detto di avere una cefalea, un forte mal di testa, ma era stato sorpreso a giocare a calcio e a fare spesa al supermercato. Il dipendente dell'Eav, l'azienda regionale dei trasporti in Campania, era stato licenziato, ma un giudice del tribunale di Napoli gli ha dato ragione ed è stato reintegrato. Non solo: l'Eav è stata condannata a pagargli un anno di mancato stipendio. "Il lavoratore va risarcito", ha decretato la corte.

In realtà, si legge oggi sulle pagine de IlMattino, i magistrati hanno riconosciuto la slealtà del dipendente, ma il licenziamento è stato ritenuto illegittimo. Questo perché il regio decreto numero 148 del 1931, una legge vecchia quasi novanta anni, parla della "simulazione di malattia" come comportamento sleale nei confronti dell'azienda, ma non tale da causare la fine del rapporto di lavoro. In ogni caso l'Eav ha già annunciato che farà ricorso. Secondo il presidente dell'azienda, Umberto De Gregorio, si tratta di una sentenza che "alimenta il senso dell'impunità".

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