Sette mesi di carcere, un inferno vissuto col solo appoggio della famiglia e degli avvocati. E invece oggi la sentenza è giunta alla verità dei fatti: R.R. non ha violentato nessuna donna, non era nemmeno nelle vicinanze del luogo in cui una ragazza lo scorso inverno denunciò una tentata violenza sessuale ai suoi danni. Un errore, un clamoroso errore di indagini cui la giustizia, oggi, ha messo la parola fine. Il giovane 36enne, laureato, di buona famiglia, giornalista pubblicista, era stato accusato di aver aggredito una studentessa fuori sede nella zona di piazza Borsa (piazza Bovio).
Un calvario. L'avvocato dell'accusato, Maurizio Lojacono, era poi passato al contrattacco. E le sue argomentazioni si sono rivelate fondamentali. Lojacono ha sollevato una serie di pesantissime incongruenze nelle indagini, raccogliendo filmati di telecamere di sorveglianza, analizzando coi periti il telefono del ragazzo ingiustamente accusato e evidenziando le enormi difformità fra la descrizione fornita dalla giovane e quella del ragazzo accusato di un crimine così abbietto. Qualche settimana fa il colpo di scena: "La parte civile, ovvero la difesa della vittima ha rinunciato ufficialmente a costituirsi contro il giovane: È vero che vogliamo un colpevole ma quello vero" affermarono. La sentenza ha chiuso dunque un capitolo devastante. "Ora posso tornare alla mia vita" dice il ragazzo. E oggi come allora la domanda è sempre la stessa: chi pagherà per un errore così grave?