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Avellino, il cavalcavia di Sperone è chiuso. E le aziende rischiano la chiusura

Stabilimenti a rischio chiusura nell’area Pip di Sperone, località Campo di Pietra, per l’interdizione al traffico del cavalcavia numero 22 dell’A16 Napoli-Canosa. Il divieto sta paralizzando le normali attività di produzione delle attività della zona che è la prima produttrice di nocciole per la Campania. Il grido d’allarme dell’amministratore della ditta Euronut: “Così rischiamo di bloccare le attività delle nostre aziende”.
A cura di Marta Ferraro
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Avellino: la strada è chiusa perché a rischio e le aziende dell'area Pip di Sperone rischiano la paralisi. Il motivo? Con l'interdizione al traffico del cavalcavia 22 dell'A16 Napoli-Canosa è sempre più difficile per alcune ditte, per lo più di tipo agricolo, ricevere rifornimenti o far partire i propri camion coi loro prodotti.  Insomma, la chiusura preventiva di un tratto datato 1964  per «alterazioni» di molte parti della struttura sta rendendo impossibile le normali operazioni per aziende che si occupano prevalentemente della produzione e dei semilavorati di nocciole. Uno dei casi emblematici è quello della EuroNut, presente sul territorio dal 1996 e che dà lavoro a 25 persone.

I disagi sono cominciati nel dicembre 2016, subito dopo vari episodi di cedimenti di cavalcavia in Italia. A Sperone si corre ai ripari e un'ordinanza comunale ribassa il limite di velocità e di peso dei mezzi che possono circolare sulla soprelevata numero 22 della A16 . La situazione si complica ulteriormente il 5 giugno di quest'anno, data in cui è stato disposto il sequestro preventivo del ponte avellinese e il blocco totale del passaggio dei mezzi a motore. Il divieto crea disagi ai lavoratori di una zona, che garantisce il 55 percento della produzione campana di nocciole, in un Paese come l'Italia che è il secondo esportatore mondiale del prodotto.

Al momento sul registro degli indagati sono stati iscritti due dirigenti di Autostrade spa, unico responsabile della manutenzione profonda della struttura. "Una situazione paradossale – spiega a Napoli Fanpage.it Domenico Manganelli, amministratore delegato di Euronut -. Dal giorno del sequestro la nostra e le altre aziende, anche quelle agricole, sono bloccate. Impossibile il passaggio di camion che nel nostro caso attraversano quel cavalcavia al massimo sette volte al giorno e con carichi non pesanti. Sul ponte potremmo passare solo a piedi e con dei carrelli, ma è una soluzione impraticabile. Abbiamo affittato dei depositi ma il dispendio economico è enorme".

Una situazione insostenibile se si considera che la zona non è servita dal metano ma si rifornisce con Gpl proprio attraverso il ponte. Se si considera, inoltre, che nella zona oltre alle aziende vi sono anche agricoltori e abitazioni private si rende necessario anche porre l'attenzione sul tema sicurezza sul lavoro, poiché sul cavalcavia non possono transitare nemmeno le autoambulanze: "Chiediamo che il cavalcavia venga messo in sicurezza con grande celerità – conclude il titolare dell'azienda – e che nel frattempo si trovi una soluzione per evitare ulteriori danni".

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