Avellino, strage del bus: indagati i vertici di Autostrade
La Procura di Avellino ha chiuso le indagini sul tragico incidente del 28 luglio 2013 nel tratto autostradale tra Monteforte e Baiano (Avellino). Nello schianto persero la vita 40 i passeggeri del bus partito da Pozzuoli. Dopo la rottura dei freni, il mezzo perse il controllo e finì per sfondare il guard-rail precipitando dal viadotto Acqualonga. Tra i 15 nomi che compaiono nell'elenco degli indagati spiccano i nomi di Giovanni Castellucci, amministratore delegato della società Autostrade per l'Italia, e di Riccardo Mollo, direttore generale delle Autostrade. Oltre al manager sono stati inquisiti per disastro colposo e omicidio plurimo colposo altri dieci dipendenti: Giulio Massimo Fornaci, responsabile dell'articolazione «Pavimentazioni e Barriere di Sicurezza», Marco Perna, responsabile del procedimento relativo al progetto di «sostituzione e potenziamento delle barriere di sicurezza e bordo laterale» dell'Autostradaale, Antonio Sorrentino, Michele Renzi, Paolo Berti, Nicola Spadavecchia, Bruno Gerardi, Michele Maietta, Gianluca De Franceschi e Gianni Marrone.
Se la strada fosse stata oggetto di manutenzione, la strage sarebbe stata evitata. Per l'amministratore delegato e i dirigenti di Autostrade – come riportato da Il Mattino – il procuratore Rosario Cantelmo ipotizza una «colpa consistita in negligenza, imperizia e imprudenza, nonché nella violazione delle norme che garantiscono la circolazione autostradale in condizioni di sicurezza, per aver omesso di provvedere, in occasione dell'adeguamento di tratti significativi di tronchi stradali, alla riqualificazione dell'intero viadotto Acqualonga, con la necessaria sostituzione delle barriere di sicurezza con quelle marcate CE, trattandosi peraltro di viadotto autostradale connotato da particolare pericolosità essendo stato progettato e realizzato con geometrie non adeguate ad una infrastruttura autostradale». Gli indagati hanno venti giorni di tempo per presentare memorie difensive e chiedere di essere interrogati. Alla scadenza di questi termini la Procura chiederà il loro rinvio a giudizio.
Nel registro degli indagati anche Gennaro Lametta, proprietario del bus precipitato dal viadotto e titolare dell'agenzia «Mondo Travel», il funzionario della Motorizzazione incaricato alle operazioni di revisione, Vincenzo Saulino e l'assistente amministrativo dell'ufficio, Antonietta Ceriola. I due dipendenti dell'ufficio che all'epoca stilò il falso documento che attestava l'avvenuta revisione del bus, arrestati il 2 luglio de 2014, sono ora chiamati a rispondere, oltre che di disastro e omicidio plurimo colposo, anche di falso in atto pubblico. Le indagini hanno accertato che il pullman non varco mai i cancelli della Motorizzazione civile, nonostante avesse percorso già 800mila chilometri.