Avvocato e imprenditore di San Giorgio a Cremano bloccati in Colombia con 45 italiani
Un avvocato e un imprenditore di San Giorgio a Cremano, in provincia di Napoli, sono rimasti bloccati a Bogotà, in Colombia, insieme ad altri circa 45 italiani, tutti nelle stesse condizioni. Tra loro ci sono anche anziani, minori e una donna incinta. Non possono lasciare il Paese per via delle limitazioni imposte per limitare il contagio da coronavirus: è vietato ogni tipo di spostamento, sia interno sia esterno al territorio colombiano, ovviamente compresi anche i voli verso l'Italia e verso l'Europa. Lo ha comunicato sulla sua pagina Facebook il sindaco di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno, che ha spiegato di essere già in contatto con la Farnesina per cercare una soluzione al problema e per consentire ai concittadini di rientrare insieme agli altri connazionali.
"Molti sono in condizioni difficili – scrive Zinno su Facebook – dal momento che la maggior parte di essi non ha più risorse economiche per poter proseguire il proprio soggiorno. Dobbiamo essere orgogliosi dei nostri concittadini che in pochi giorni sono diventati portavoce di tutti gli italiani bloccati in Colombia ed hanno chiesto con una lettera alle istituzioni di intervenire per aiutarli a rientrare nel nostro Paese. Appena avuta la notizia, attraverso l’avvocato Aldo Galdieri, ho immediatamente contattato dei riferimenti istituzionali e ieri sono riuscito a parlare con un rappresentante Istituzionale della Farnesina per sottoporre il caso dei due sangiorgesi e degli altri italiani, e sollecitare un intervento rapido e risolutivo".
Il primo obiettivo, spiega ancora Zinno, deve essere provvedere ai beni di prima necessità, a fornire ai 45 bloccati alimenti e prodotti essenziali; il passo successivo è quello di trovare un sistema per farli tornare a casa. "Continuerò a seguire il caso – conclude – certo che il Governo troverà una soluzione nel più breve tempo possibile e riporterà i nostri concittadini dai loro familiari. Per ora i nostri concittadini ci chiedono di tenere alta la tensione, anche sul livello comunicativo, per non farli sentire soli e far sì che si trovi una soluzione tra le Istituzioni Colombiane e Italiane per far sì che tornino presto a casa. Anche in questo caso uniti ce la faremo".