Bagnoli si è fermata di nuovo: stop al dissequestro, ci sarà un’altra super perizia
Bagnoli è di nuovo ferma. In movimento, a dire il vero, non lo è mai stata, ma anche stavolta che c'è un piano, un commissario con poteri esecutivi e che ci sono i soldi, il progetto per fare dell'ex insediamento siderurgico a Ovest di Napoli qualcosa che non sia il deprimente deserto attuale, c'è un intoppo. Che potrebbe risultare ben più di un ostacolo. Ricapitoliamo. Processo disastro ambientale, quello per intenderci sulla presunta mancata bonifica dell'area; settimana scorsa. I giudici della sesta sezione penale presieduta da Sergio Aliberti dispongono una super perizia sui suoli ex Italsider. Qual è il motivo di questa perizia? Perché analizzare di nuovo l'area? Semplicemente perché il collegio giudicante – che deve stabilire se c'è stata o meno la bonifica dei suoli, quindi se gli imputati hanno in effetti fatto o meno il loro dovere e speso correttamente i soldi della collettività – non è riuscito ad ottenere una ragionevole verità dalle perizie finora presentare. Ci sono discordanze insanabili tra i consulenti tecnici, c'è necessità di rimetter mano alle carte e rivedere tutto.
Un disastro, per la cabina di regia guidata da Salvo Nastasi che puntava al dissequestro delle aree e attraverso un accordo con la Procura, un avvio cadenzato degli interventi secondo il cronoprogramma stabilito dal soggetto attuatore Invitalia. Dunque ci troviamo dinanzi a una serie di interrogativi rilevanti per il futuro di quella che fu la terra del fuoco e dell'acciaio e ora è la landa desolata dell'incertezza e il buco nero in cui sono finiti miliardi, non milioni, di euro.
Una cosa è certa: per ora non essendoci il dissequestro delle aree, non c'è molto da fare. Bagnoli è sotto sigilli e non si può alterare nemmeno un cespuglio prima che saranno cessate le esigenze giudiziarie. Detto ciò: la super perizia, prevista a settembre, sarà documentale o sul terreno? Perché il primo caso è diverso dal secondo. Se si dovessero infatti ripetere i carotaggi staremmo parlando di un processo lungo almeno un anno. E se per ipotesi la super perizia dovesse appurare che in parte la bonifica sui suoli (è questa la tesi della difesa portata avanti dall'avvocato Maurizio Lojacono) è stata effettuata? Cadrebbe il presupposto principale della cabina di regia voluta da Matteo Renzi, che ancora ieri, al Tigem di Pozzuoli parlava politica che non era «stata in grado» di fare quel che doveva, su Bagnoli. Cadrebbero le necessità dei bandi Invitalia e riprenderebbe quota la teoria del sindaco di Napoli Luigi De Magistris che chiede di ritornare in possesso dei poteri sull'area.
Anche per questo motivo, dunque, che si riavvicinino o meno premier e sindaco importa relativamente: è il tribunale a dover tracciare una strada da settembre in poi. Dunque per Bagnoli la "svolta buona" non è arrivata ancora. E se le cose dovessero restare così difficilmente si potrebbe ipotizzare un futuro prossimo diverso dall'attuale desolazione.