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Bassolino e De Magistris (per) ora uniti: uno contro il Pd Napoli, l’altro contro Renzi

L’atteso dibattito alla Festa della Fondazione Sudd della ‘strana coppia’. Accomunata da esperienze e attitudine al leaderismo, divisa dagli obiettivi da attaccare: per Bassolino nel mirino c’è il Pd locale che gli ha negato la candidatura al Comune. Per De Magistris l’obiettivo è Matteo Renzi. Prima e dopo il referendum costituzionale.
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L'incontro tra Bassolino e De Magistris
Bassolino e De Magistris al Circolo Ilva durante la festa di Fondazione Sudd

E dibattito fu: i due mondi che la campagna elettorale (quella dei fans di Facebook, più che quella dei portatori di voti) aveva definito incomunicabili come nemmeno in una novella di Cechov si sono seduti all'ombra della Grande Incompiuta di Napoli della quale portano entrambi il peso, l'ex area siderurgica di Bagnoli e si sono parlati. Marco Damilano che modera il dibattito lo dice chiaramente a Luigi De Magistris e Antonio Bassolino: «Nei mesi scorsi ve ne siete detti di tutti i colori. Uno ‘Egogistris', l'altro l'uomo del ‘sistema' con Berlusconi». Fatto sta che oggi, alla festa della Fondazione Sudd, l'evento che ha letteralmente cancellato ogni tentativo di Festa del Pd a Napoli sindaco ed ex sindaco si sono seduti entrambi dallo stesso lato e hanno parlato. Di Napoli, del governo, di com'è difficile domare una città indomabile e quanto questa sfida proietti un sindaco – lo sottolinea proprio il vicedirettore dell'Espresso – «fuori dai confini della città».

Fra sindaco ed ex non c'è scontro. Anzi, scambio di gentilezze

L'esordio di Bassolino è tutto incentrato sulla sua volontà di invitare al dibattito l'ex pm rieletto in primavera sindaco di Napoli. «Per me l'invito – dice – era l'abc della politica, se parliamo della città va fatto con il sindaco». Bassolino ripesca una formula da militante comunista degli anni Settanta: «Sarebbe stata una forma di primitivismo culturale discutere sull'invito al sindaco». E poi ricorda: «Io ho provato a non avere di nuovo de Magistris, ci ho provato». Prima di una serie di stoccate al Pd di Napoli.
DeMa in questa – almeno iniziale – corrispondenza di amorosi sensi riconosce in don Antonio «una grande esperienza». «In campagna elettorale – dice – ha usato, come me anche, toni duri, ma è stato corretto e gli devo dare atto che dopo avere perso le primarie con le modalità che tutti conosciamo (il riferimento è alle elezioni viziate da gravi irregolarità, questione sollevata proprio da Fanpage.it, ndr.), non si è iscritto alla pattuglia di chi ha avvelenato la campagna elettorale». «Lui – continua – a differenza di altri, non si è scordato cosa significa fare il sindaco». Prima di una serie di stoccate a Matteo Renzi.

Affinità-divergenze fra De Magistris e Bassolino

Nella guerra dei due mondi, quello che è stato e quello che è, c'è un filo comune che riguarda la concezione del ruolo di sindaco. Entrambi sostengono che si tratti di una esperienza totalizzante e assolutamente unica «è la seconda cosa più bella al mondo dopo la Regina d'Inghilterra» dice Bassolino citando un altro ex sindaco di Napoli, il socialista Pietro Lezzi. Entrambi hanno idee su come partire dalla fascia tricolore e arrivare a Roma. Bassolino ci provò durante la stagione dei sindaci del post-Tangentopoli, durante la quale nei partiti e nei loro leader si perse ogni fiducia; De Magistris ci prova oggi che i partiti non solo sono dissolti ma lo è anche anche il consenso, alimentato non da visioni di leader, ma dai trend da creare e cavalcare.

È sul Pd che sindaco ed ex sindaco affilano i loro coltelli. Bassolino ne ha per tutti: «Il Sud pesa poco nei partiti, anche nel mio e nei sindacati, insabbiati, a Napoli e nel Mezzogiorno, pesa poco nella composizione del governo. Le forze meridionali devono sapersi unire» dice  e a Luigi de Magistris pare di ascoltare se stesso. Possibile questa convergenza? Fino a un certo punto. DeMa è sempre quello dei poteri forti, manine e massomafie. E non manca di ricordarlo, evocando all'ombra delle archeologie industriali siderurgiche un suo pezzo forte: «Borghesia mafiosa, sistema da rottamare rompendo tutto» e così via.  «A Napoli dobbiamo fare da noi, non fare da soli; dobbiamo costruire ponti e non muri» sfodera don Antonio e sembrano davvero slogan studiati per una campagna elettorale che non è mai arrivata.

Se Bassolino quando sente parlare di Pd Napoli carica come un toro nell'arena, considerando a distanza di oltre 6 mesi irrisolto il bubbone esploso con le primarie e infettato dalla drammatica sconfitta di Valeria Valente alle Elezioni Comunali 2016 («pesa ancora sul clima non aver fatto una seria e giusta discussione dopo la gravissima sconfitta elettorale») De Magistris fa altrettanto quando si tratta di delineare il suo rapporto col presidente del Consiglio. In sintesi il sindaco si sente vittima di un trattamento duro da parte di Palazzo Chigi a causa delle sue posizioni politiche anti-renziane e anti-Pd. «Io – dice – non ho l'esperienza politica di Bassolino, ma vi devo dire la verità, questo livello l'non avevo mai visto. Viene quasi da pensare che dicano ‘abbassa il tono del dissenso altrimenti pesa sui tavoli istituzionali'».

Per l'ex primo cittadino c'è possibilità di «sbrogliare la matassa» tra governo e Comune con «tavoli politici al massimo livello alternati da tavoli tecnici». Ma l'attuale inquilino di Palazzo San Giacomo spara ad alzo zero. Dall'austerity al no al patto Sud renziano, dallo sblocca Italia al referendum costituzionale: è chiaro che Luigi de Magistris gioca una partita romana aspettando le prossime elezioni Politiche e non ci pensa nemmeno di fare un passo indietro. "Di lotta e di governo", come dice una sua biografia: tant'è che a nemmeno 48 ore dall'incontro a Palazzo Chigi con Salvo Nastasi, il commissario per Bagnoli, torna ad attaccarlo nuovamente: «Se qualcuno pensa che il sindaco di Napoli deve capitolare sul commisariamento di Bagnoli per il bene della città beh, non funziona. Ma poi…Nastasi chi è?». Ce n'è pure per Vincenzo De Luca:  «Sui Fondi europei – ha detto – De Luca dice che il Comune deve rispettare i cronoprogrammi, ma ricordiamoci che parliamo ancora dei fondi della legislatura di Stefano Caldoro del 2007, quindi alla Regione dico Napoli è pronta, trasferiteci i fondi».

Bassolino ci prova ad allungare una mano parlando di un "Progrmma per Napoli", un punto di riferimento per tante forze. «Assieme nonostante le differenze un tratto di cammino si può fare» dice  e il pensiero va al ‘Laboratorio Napoli' che abbracciava dall'Udeur a Rifondazione Comunista. Ma De Magistris attacca col pezzo, già noto, sul com'era Napoli prima del suo arrivo e la platea scalpita: qualcuno prova a ricordargli «e i bus?» lui liquida a mezza voce «e lì chieda alla Regione…».

Insomma: entrambi ‘armati', entrambi di buona mira. Con obiettivi nello stesso posto, ma assolutamente diversi. Bassolino punta  a ribaltare il Pd che a Napoli gli ha negato la ricandidatura, De Magistris a tirare avanti e uscire dal dopo-referendum sempre più leader del Mezzogiorno in proiezione elezioni Politiche. Dunque che senso ha per entrambi farsi la guerra l'un l'altro? L'impressione è che dialogheranno ancora.

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