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Benevento, i parcheggiatori dello stadio Vigorito pagavano il pizzo al clan Sperandeo

Dieci persone, ritenute affiliate al clan camorristico degli Sperandeo, sono state arrestate dalla Squadra Mobile in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare. Sono accusate, a vario titolo, di spaccio di droga, associazione mafiosa ed estorsione. Avrebbero imposto il pizzo anche ai parcheggiatori, abusivi e non, dell’area di sosta dello stadio Vigorito di Benevento.
A cura di Nico Falco
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Il parcheggio dello stadio Ciro Vigorito di Benevento era sotto il controllo del clan Sperandeo: tutti dovevano pagare il pizzo, i parcheggiatori abusivi e anche quelli regolari. Il particolare emerge dalle indagini della Squadra Mobile di Benevento, che oggi, 14 gennaio, ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 10 persone, ritenute vertici e affiliati del clan di camorra attivo nella città di Benevento. Il provvedimento è stato emesso dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea.

Gli investigatori hanno ricostruito il giro di affari illegale del clan beneventano, tra estorsioni, spaccio di stupefacenti e intimidazioni con l'uso di esplosivi. I poliziotti hanno appurato che gli affiliati imponevano il pagamento del racket non solo alle imprese commerciali locali, ma anche sul parcheggio nei pressi dello stadio comunale di Benevento "Ciro Vigorito": dovevano pagare l'obolo al clan tutti quelli che si occupavano della sosta, oltre ai parcheggiatori abusivi dovevano sottostare alle richieste della camorra anche quelli che regolarmente lavoravano nell'area. Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.

A novembre era stato arrestato Stanislao Sperandeo, 40 anni, ritenuto a capo del clan: con 10 anni di carcere da scontare, era latitante dal febbraio precedente, scappato poco prima che la condanna diventasse definitiva; i carabinieri del Comando Provinciale di Apice lo hanno scovato in una casa rurale alla periferia di Apice.

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