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Beni confiscati alla camorra, gestione flop: chiude il Consorzio Sole

Il consorzio era stato creato dalla Provincia di Napoli nel 2003 per supportare i Comuni nella gestione dei beni sottratti alla criminalità organizzata. La Corte dei Conti, invece, ritiene che i beni siano sottoutilizzati e che rappresentino in molti casi solo un costo per le casse pubbliche. De Magistris ha deciso di dire basta.
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Il sindaco Luigi De Magistris mette il suo sigillo sul fallimento della gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata nella provincia di Napoli. Il consiglio metropolitano ha votato, infatti, il recesso dal “consorzio Sole – Sviluppo Occupazione Legalità Economica”, promosso nel 2003 dall’Ente di piazza Matteotti, che per anni si è occupato del recupero di beni sottratti alla camorra,con risultati non sempre soddisfacenti.

La chiusura giunge sei mesi dopo l’apertura di un inchiesta sul consorzio, di cui fanno parte anche numerosi comuni dell’hinterland, da parte della Procura della Corte dei Conti. I magistrati contabili sospettano che il mancato utilizzo di numerosi appartamenti, ville, terreni, in disponibilità del consorzio e dei Comuni, abbia creato un sostanzioso danno erariale. L’incuria, infatti, avrebbe reso definitivamente inutilizzabili numerosi beni che, invece, avrebbero potuti essere riconvertiti e resi fruibili dalla cittadinanza.

“Attraverso il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata, il Consorzio contribuisce a rinsaldare la fiducia dei cittadini nelle Istituzioni e a togliere forza alle organizzazioni malavitose” è scritto nella presentazione del consorzio presente in una apposita sezione del sito della Città Metropolitana, desolatamente senza aggiornamenti dal 2014. La realtà, però, pare essere ben diversa, se la Corte dei Conti ritiene che facciano parte del patrimonio del consorzio dei veri e propri ruderi, su cui non si è mai intervenuto con lavori di ristrutturazione. Alcuni beni, parliamo purtroppo di diverse decine, non solo non producono alcuna utilità, ma, al contrario, danno vita ad ingenti costi di gestione: basti pensare alle spese condominiali o per la manutenzione urgente di appartamenti che una volta ospitarono camorristi e le loro famiglie.

Il motivo di questo sconfortante caos è semplice: mancanza di fondi. Il Consorzio Sole, cioè, non è stato in grado di  reperire le risorse necessarie per far fronte alle necessità di un patrimonio così ingente. Allo stesso modo, i Comuni, sempre più stretti da vincoli di bilancio, dopo aver acquisito i beni non hanno saputo cosa farsene. Strutture faticosamente confiscati a criminali per favorirne l’uso pubblico, sono rimaste vuote: in questo caso, è necessario dirlo, la camorra ha vinto. Senza il supporto del Consorzio Sole, poi, non si capisce che fine faranno i beni confiscati di proprietà di enti diversi dalla Città Metropolitana, che torneranno nella piena competenza dei Comuni, che non hanno quasi mai né risorse umane capaci di predisporre programmi di recupero né di ricercare finanziamenti esterni, compiti che erano svolti da personale alle dipendenze della ex Provincia.

La motivazione ufficiale del recesso della Città Metropolitana dal consorzio, primo passo verso la definitiva chiusura è una legge del 2009 (!) che prevede la soppressione di enti simili: la legge, tra l’altro, non comporta penalità in caso di mancata applicazione e non ci si spiega perché si sia deciso di applicarla solo dopo nove anni. La motivazione ufficiale sembra più una scusa che celi motivazioni politiche, come qualcuno nella ex Provincia dice a bassa voce. Il consorzio Sole, da fiore all’occhiello negli anni di Amato Lamberti è diventato un grattacapo, meglio chiudere tutto.

Una versione smentita dal consigliere delegato Carmine Sgambati per il quale, invece, il consorzio ha operato bene in questi anni: “Solo negli ultimi tempi abbiamo rimesso a disposizione della collettività ben ventidue strutture. – afferma – Il consorzio non chiude, i Comuni restanti decideranno cosa fare. La Città Metropolitana, anzi, potrebbe accordarsi con lo stesso consorzio per portare avanti alcune azioni.”

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