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Bifolco ucciso per uno scambio di persona? I lati oscuri nella versione dei carabinieri

Un anno fa moriva Davide Bifolco, a sparare la pistola d’ordinanza di un carabiniere. Fanpage.it ha potuto visionare le carte dell’inchiesta e troppe cose non tornano in questo strano procedimento. Una ricostruzione che potrebbe configurare un’ipotesi diversa sulla tragica notte di un anno fa.
A cura di Gaia Bozza
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Il 5 Settembre 2014, alle 2.15 di notte un colpo di pistola trapassava il petto di Davide Bifolco, 16 anni appena, uccidendolo. A sparare, la pistola di un carabiniere. Davide Bifolco viaggiava su un motorino con altri due ragazzi, senza casco e senza assicurazione. Davide era del Rione Traiano, quartiere di Napoli considerato difficile. E su questo fiumi di editoriali, sociologia un tanto al chilo, retorica. Tanto si è detto su un fantomatico “latitante”, Arturo Equabile. Secondo i militari era lui, sul motorino, posizionato in mezzo tra Davide Bifolco e Salvatore Triunfo, l'altro dei tre ragazzi. Equabile ha smentito, le indagini non hanno confermato, e i conti non tornano neanche su questo come vedremo più avanti. Il dato di fatto è uno: un ragazzo di sedici anni, senza precedenti penali, disarmato, è stato ammazzato nella notte tra il 4 e il 5 settembre 2014 dalla mano armata di un carabiniere. Il militare ha scelto il rito abbreviato e la sentenza, rinviata già una volta, ci sarà l' 1 Ottobre. La tesi dell'accusa è che il carabiniere abbia sparato per imperizia e negligenza nell'uso dell'arma, e il pm ha chiesto una condanna di 3 anni e 4 mesi. La difesa ha cercato di smontare questa tesi puntando su una tragica fatalità. In entrambi i casi (condanna o assoluzione), il colpo è considerato in qualche modo accidentale, non voluto, non previsto, un errore. Ma Fanpage.it ha potuto visionare le carte dell'inchiesta e tante, troppe cose non tornano in questo strano processo Bifolco. Le comunicazioni radio dei Carabinieri di quella notte, che il legale della famiglia Bifolco, Fabio Anselmo, ha chiesto di acquisire, smentiscono in alcuni punti cruciali la versione dei fatti resa dai militari agli inquirenti. E le stesse versioni dei militari non collimano tra loro. Dopo un inseguimento durato alcuni minuti lungo il viale Traiano, la gazzella dei Carabinieri tampona il motorino, un SH- 300, con  tre ragazzi a bordo, che percorre ancora qualche metro e poi scivola e cade sull'asfalto. Uno dei tre giovani scappa, gli altri due restano a terra.

La dinamica dello sparo: non tornano i conti 

Il carabiniere imputato per la morte di Davide Bifolco dà due versioni diverse della dinamica dello sparo. In un primo interrogatorio, la descrive in questo modo: “Pensando (…) che i soggetti fossero armati, scendevo dall’autoradio di servizio e armavo la pistola d’ordinanza (toglieva la sicura, ndr) al fine di intimare loro di non intraprendere la fuga”. In quel momento è presente anche l'altro carabiniere, che guidava l'auto, che si mette ad inseguire il ragazzo in fuga. Il militare continua: “Io riesco a fermare il soggetto che stava guidando il motoveicolo, che era quello che indossava un giubbino rosso. (…) Trattenevo con la mano sinistra il soggetto che cercava di divincolarsi e con la destra impugnavo l’arma da fuoco. (…) sono inciampato sul marciapiedi e stando per cadere, ho inavvertitamente fatto esplodere un colpo della pistola che detenevo ancora nella mia mano destra”.

In seguito, in un altro interrogatorio, il militare si contraddice e descrive un'altra scena: “Preciso che prima di inciampare il dito indice non era sul grilletto (… ) A causa dell'inciampo il mio dito ha pigiato il grilletto e non so neanche io come sia potuto accadere”.  Ci sono due punti che non tornano: il primo riguarda il caricamento dell'arma che  andrebbe fatto solo in caso di emergenza, come prescritto nel manuale che usa l'Arma dei Carabinieri; il secondo riguarda la dinamica che vede un militare nel tentativo di arrestare una persona con una sola mano, tenendo nell'altra la pistola pronta a sparare: un dito può scivolare "da solo" su un grilletto? Il consulente della Procura in carico della perizia ha confermato che lo sparo avviene solo quando c'è una pressione sul grilletto della pistola, e non attraverso urti accidentali. Nessuno ha mai chiesto conto al carabiniere di queste contraddizioni.

Tra l'incidente e lo sparo solo pochi secondi

Il carabiniere, nelle deposizioni, parla di una colluttazione avuta con Salvatore Triunfo, il ragazzo caduto a terra vicino a Bifolco che avrebbe cercato di scappare. Situazione, questa, che avrebbe “causato” l'inciampo del militare e il ferimento di Davide. Subito dopo lo sparo l'altro carabiniere che è con lui si gira verso il collega. E' lui che descrive agli inquirenti un'altra scena: vede il collega in piedi (non in disequilibrio a seguito dell'inciampo), Salvatore Triunfo in ginocchio ma non Bifolco, che è a terra ferito a morte. Una scena statica: dov'è la colluttazione? Il collega aveva detto di essere inciampato, come fa a essere già perfettamente in piedi? Questa situazione descritta dal collega del carabiniere collima proprio con quello che ha detto al pm Salvatore Triunfo, e cioè che prima dello sparo non ci sarebbe stato assolutamente nulla, nessun contatto tra lui e il carabiniere.

A gettare dubbi su questa ricostruzione ci sono le conversazioni stesse dei Carabinieri, che la difesa di Bifolco ha sincronizzato con il video di una sala giochi nei pressi del luogo dell'omicidio. Si può intuire il momento dello sparo e cioè quando tutti scappano, mentre quello dell'incidente è quando tutti si avvicinano verso il viale Traiano.
Eccolo:

Tra il momento dell'incidente e lo sparo passano 5 o al massimo 8 secondi. In questo lasso di tempo il carabiniere sarebbe dovuto scendere dall'auto (lato passeggero), avrebbe dovuto armare la pistola, girare intorno all'auto per avvicinarsi ai ragazzi,  restare coinvolto in una colluttazione, inciampare e sparare.

I carabinieri: “Il latitante era su quel motorino”. Ma si contraddicono da soli

Come emerge dalle conversazioni dei Carabinieri quella notte, i militari sono piuttosto impegnati già un'ora prima dell'omicidio nella ricerca di Arturo Equabile, un ragazzo agli arresti domiciliari perché accusato di tentato furto, che evade continuamente con tanto di foto su Facebook, sfidando le forze dell'ordine e riuscendo a dileguarsi ad ogni controllo. Uno dei carabinieri presenti quella notte lo aveva denunciato personalmente, in precedenza. Nelle conversazioni radio si sente: “Lo dobbiamo incastrare stasera, ragazzi”.

I carabinieri sostengono che al centro del motorino ci fosse Arturo Equabile, alla guida del mezzo Salvatore Triunfo, e dietro Davide Bifolco. Ma più volte in Procura e davanti alle telecamere un altro ragazzo, Vincenzo Ambrosio, ha affermato che quella notte c'era lui sul motorino e non Arturo Equabile. Lo stesso “latitante”, in alcune interviste rilasciate e anche davanti al pm, dopo l'arresto, ha affermato che quella notte non era lui su quel motorino.

Per i militari Arturo Equabile è vestito di bianco, nelle comunicazioni radio lo dicono continuamente. E' vestito di bianco ed è posizionato al centro tra gli altri due ragazzi che indossano un giubbino scuro. Nelle conversazioni dei carabinieri viene detto che sul motorino ci sarebbe Equabile e sarebbe vestito di bianco.  Ma l'unico vestito chiaro è, purtroppo, quello di Davide Bifolco. tutti gli altri hanno abiti scuri come dice agli inquirenti anche l'altro carabiniere presente sulla scena, ammettendo che il ragazzo scappato “aveva sicuramente un giubbino di colore scuro”. E del resto, un ragazzo che scappa col giubbino scuro si intravede anche dal video della sala giochi. E' plausibile che ci sia stato uno scambio di persona? E' plausibile che Davide Bifolco sia stato "scambiato" per Equabile? Questo spiegherebbe il ragazzo vestito di bianco ma anche la foga nel tentativo di arresto. Si tratta dunque di uno sparo partito per errore a quello che i militari credevano il latitante Arturo Equabile e che cercavano con tanto accanimento? E'  stato davvero solo uno sparo accidentale?

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