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Blitz dell’Antimafia agli scavi di Pompei: pressioni esterne per il restauro di una domus

Secondo la Dia ci sarebbero state pressioni esterne se non addirittura richieste di estorsione relativamente ai lavori di restauro della domus del Marinaio. Il cantiere è stato aperto nell’agosto del 2013 e avrebbe dovuto concludersi nel febbraio del 2015.
A cura di Valerio Barbato
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Pompei casa del marinaio

Pompei nel mirino dell'antimafia. La Direzione Investigativa ha sequestrato negli uffici della Soprintendenza gli atti relativi alla gara e allo stato di avanzamento dei lavori di restauro della domus del Marinaio. La causa sarebbe da individuare nell'inspiegabile ritardo dei cantieri: ci sarebbero state in questi anni continue proroghe dei lavori che hanno fatto scattare negli investigatori il sospetto di pressioni esterne. La Soprintendenza, però, attribuisce il persistente ritardo alla mancanza di analisi strutturali del progetto di restauro.

L'Antimafia, oltre al sequestro dei fascicoli, ha anche sentito Massimo Osanna, direttore generale della soprintendemza, Ernesto De Carolis, responsabile unico del procedimento e Bruno De Nigris, direttore dei lavori. Il timore è che la ditta abbia potuto ricevere non solo condizionamenti, ma addirittura richieste di estorsione, così ha deciso di esaminare attentamente tutti i documenti relativi alla gara d'appalto e ai flussi di pagamento sia nei confronti dei fornitori di materiale che di chi gestisce gli operai.

I lavori nella domus del marinaio erano iniziati in data 5 agosto 2013 e il 6 febbraio 2015 doveva essere consegnato il primo lotto della casa. Il progetto di restauro prevedeva la rigenerazione delle capacità strutturali, oltre che la ricostruzione di solai e coperture e della predisposizione di un adeguato sistema di smaltimento delle acque piovane. Solo qualche mese fa erano state riaperte cinque dimore nell'ambito del Grande progetto Pompei.

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