Blitz della Dia in 3 regioni: così mafia e camorra guadagnavano con i mercati ortofrutticoli
Anche sul mercato della frutta si allunga l'ombra criminale delle associazioni mafiose. È stata l'operazione della a Direzione investigativa antimafia di Roma a portare alla luce il sistema di gestione monopolistico imposto da alcuni gruppi camorristici campani in combutta con i clan appartenenti a "cosa nostra" nel mercato ortofrutticolo. Il Centro Operativo Dia di Roma, coadiuvato dalle Articolazioni Dia di Napoli, Salerno, Palermo, Caltanissetta, Catania e Bologna ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelarein carcere nei confronti di 20 persone. I reati ipotizzati sono, tra gli altri, quelli di associazione mafiosa, illecita concorrenza con minaccia o violenza, estorsione. Gli investigatori stanno eseguendo diverse perquisizioni nelle tre regioni interessate dalle attività criminali e un decreto di sequestro preventivo per un valore di circa 100 milioni di euro.
L'operazione ha permesso di ricostruire il ruolo avuto dai clan Casalesi e Mallardo, alleati con Cosa nostra, non solo nell'imporre le forniture di prodotti ortofrutticoli ma anche i servizi di trasporto che collegano alcuni dei maggiori mercati del centro e del sud Italia.Come ricostruito nell'ordinanza di custodia cautelare, per gestire il business i Casalesi si servirono della ditta ‘La Paganese trasporti' di Costantino Pagano, espressione gruppo Schiavone-Del Vecchio. Attraverso l'azienda il gruppo criminale deteneva il monopolio incontrastato sul trasporto delle merci dei mercati ortofrutticoli di Fondi, Catania, Palermo, Gela e Giugliano in Campania. Una indagine precedente aveva già portato all'arresto di decine di imprenditori legati ai Casalesi e a Cosa nostra, che si erano alleate per spartirsi l'affare. La presenza della mafia siciliana era affidata dalla ditta individuale di Libero Frontoso, fratello di Salvatore che era riuscito a subentrare alla ‘Paganese trasporti', acquisendone il "pacchetto clienti". Frontoso si serviva a sua volta di un accordo con la ditta Ita, attiva in provincia di Salerno.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini il controllo del business era passato nel corso degli anni clan dei Casalesi a quello dei Mallardo, clan egemone del Giuglianese. Il mercato di Giugliano, tuttavia, non è mai completamente decollato e nel corso degli anni le numerose aziende agricole del Giuglianese, anche a causa della riduzione del suolo coltivabile, si sono trasferite nell'alto Casertano e nel basso Lazio. Alla base delle indagini che hanno condotto agli arresti odierni, insieme alle intercettazioni telefoniche, le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, G. P.. L'uomo, al servizio dei clan Mallardo, era delegato ad avere contatti con la politica.