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“Boss delle cerimonie”, causa persa: collegare la Sonrisa alla camorra non è diffamazione

Il gup di Napoli Eliana Franco ha archiviato la querela presentata dal “Boss delle cerimonie” Antonio Polese contro Gennaro Migliore e altre persone tra politici e giornalisti. Polese riteneva di essere stato diffamato per via di un’interrogazione parlamentare che accostava l’hotel La Sonrisa, dove è girata la trasmissione in onda su Real Time, alla camorra. Per il gup si tratta di “diritto di cronaca giornalistica e di diritto di critica politica”.
A cura di F.L.
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Antonio Polese, patron della Sonrisa, meglio conosciuto ai più come il "boss delle cerimonie"
Antonio Polese, patron della Sonrisa, meglio conosciuto ai più come il "boss delle cerimonie"

Antonio Polese, noto al pubblico televisivo come il "Boss delle cerimonie" dell'omonima trasmissione in onda su Real Time, ha perso la causa intentata contro il sottosegretario alla Giustizia Gennaro Migliore. Polese aveva querelato il parlamentare, l'allora collega di partito Arturo Scotto (Migliore ha poi lasciato Sel per il Pd), un dirigente di Sel e la testata web Retenews24 per una interrogazione parlamentare che accostava l'hotel di Sant'Antonio Abate in cui si svolge la trasmissione, la Sonrisa, alla camorra.

Boss delle Cerimonie, il gup ha archiviato la querela

La notizia dell'archiviazione della querela, decisa dal giudice per l'udienza preliminare di Napoli Eliana Franco lo scorso 17 febbraio, è stata riportata dal Fatto quotidiano. L'interrogazione al centro della querela, assieme all'articolo della testata web che ne parlò e a un commento del dirigente di Sel finiti tutti nel mirino di Polese, sono stati giudicati non diffamatori. Nel testo dell'interrogazione parlamentare si ricordava come la Sonrisa avesse ospitato nel 2004 un matrimonio volto a creare un'alleanza tra due clan malavitosi (Giuliano e Mazzarella) e si faceva inoltre riferimento al fatto che il grand hotel La Sonrisa fosse sotto sequestro per reiterati abusi edilizi seriali. Entrambe le notizie però, secondo il gup, rientrano nel "diritto di cronaca giornalistica e diritto di critica politica".

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