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Caivano, gli operai si comprano la fabbrica dove lavoravano

Per non finire in cassa integrazione si sono comprati la fabbrica dove lavoravano. È la storia di 57 operai della Italcables di Caivano, un’azienda siderurgica di livello internazionale. La fabbrica ha chiuso da due anni ed è a rischio fallimento: per questo gli operai l’hanno comprata e fondato una cooperativa.
A cura di En.Ta.
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Per non finire in cassa integrazione si sono comprati la fabbrica dove lavoravano. È la storia di 57 operai della Italcables di Caivano, un’azienda siderurgica di livello internazionale. La fabbrica ha chiuso da due anni ed è a rischio fallimento: per questo gli operai l’hanno comprata e fondato una cooperativa. Il costo, 3,8 milioni di euro. Tanti per degli operai in mobilità. Come hanno fatto? A Rispondere, intervistato dal Mattino, è Matteo Potenzieri, ingegnere alla Italcables e ora presidente della nuova cooperativa a capo del nuovo Cda formato da sette soci operai e dai rappresentanti di Banca Etica e a quello della Lega delle Cooperative.

“È stata la volontà a non far chiudere questa azienda che, tra gli anni ottanta e fino al duemila, quando era del gruppo Redaelli, aveva fuori la porta centinaia di clienti esteri, primi tra questi gli arabi e libici. Di fronte alla prospettiva del fallimento della nuova proprietà, gli operai hanno deciso di fare qualcosa, anche perché le nuove norme in materia di lavoro lo consentivano. In pratica proprio perché eravamo parte di una azienda in dissesto, abbiamo chiesto ed ottenuto, anche con una certa celerità dal parte dell’Inps, tutto in una volta l’intero assegno dell’indennità di mobilità, senza aspettare la scadenza mensile. Qualcuno, e non sono pochi, hanno anche versato nella cassa della nuova cooperativa parte del loro Tfr. Così abbiamo messo sul tavolo circa un milione e trecento mila euro”, racconta. Il resto invece proviene da un finanziamento da parte di Banca Etica, che ha contribuito per un milione di euro, e Legacoop che metterà un milione/ un milione e mezzo di euro.

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