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Arrestati i killer di Mirko Romano, il ras che aveva ispirato il Valerio ‘o Vucabulà di Gomorra

Arrestati assassino e mandante del killer Mirko Romano, detto “l’italiano”, avvenuto nel dicembre 2012, la cui figura ha ispirato il Valerio, ‘o vucabolario, di Gomorra. L’omicidio avvenne all’interno del clan Amato-Pagano, di cui Romano era un elemento di spicco: visto con sospetto da alcuni capi che aveva criticato, fu tradito da un amico che, dopo l’omicidio, prese il suo posto nel clan.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Immagine di repertorio
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Due persone in manette per l'omicidio di Mirko Romano, il super killer di camorra detto "l'italiano". Si tratta di Mario Riccio, classe '91 e originario di Mugnano di Napoli, e Paolo Francesco Russo, classe '90 e originario di Pompei. I due sono stati raggiunti da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea, ed eseguita dagli agenti di polizia della Questura napoletana. I due sono accusati dell'omicidio di Mirko Romano, avvenuto il 3 dicembre del 2012 all'interno del clan Amato-Pagano di cui sono ritenuti tutti farne parte.

Mirko Romano, detto "l'italiano" perché si esprimeva sempre con un linguaggio pulito in perfetta lingua italiana e mai in napoletano, ricordando così la figura successivamente vista nella serie televisiva "Gomorra" equivalente a Valerio (detto invece ‘o vocabolario), interpretato da Loris De Luna, era considerato il super-killer del clan, dotato anche di un fortissimo potere carismatico. Descritto come calmo in maniera quasi glaciale, efficiente e spietata, godeva di un forte ascendente all'interno del clan. Tanto che durante la cosiddetta terza faida di Scampia dell'autunno 2012, non esitò a criticare l'operato di alcuni capi clan, ed in particolare di Mariano Riccio e di Carmine Cerrato, di cui sembrava soffrirne le imposizioni. Proprio la sua "libertà di movimento", l'ampia autonomia di cui godeva ed il prestigio attorno al suo nome che lo portava ad essere il punto di riferimento di diversi altri affiliati, avrebbe secondo gli inquirenti decretato la sua condanna a morte.

Dalle indagini e da quanto raccontato collaboratori di giustizia, Mirko Romano era visto come un pericolo: sia perché avrebbe potuto a sua volta ribellarsi ai capi clan e formare un nuovo gruppo scissionista, oppure perché in caso di arresto avrebbe potuto collaborare con la giustizia, fornendo elementi importanti per combattere il clan da cui proveniva. E così fu deciso di eliminarlo: a tradirlo, sarebbe stato Francesco Paolo Russo, amico di Mirko Romano e killer emergente all'interno del clan, che lo avrebbe ucciso egli stesso dopo averlo attirato in una trappola. Il corpo di Mirko Romano fu trovato dai carabinieri la mattina dopo, ai margini di una strada dove venne abbandonato dopo l'omicidio. Russo divenne così il nuovo killer di riferimento, oltre che il "responsabile" del settore degli stupefacenti, di Mario Riccio, considerato il mandante dell'omicidio. Lo stesso Riccio però avrebbe "marginalizzato" in futuro anche il killer Russo, visto che restava una figura del clan particolarmente "sospettosa" verso le figure emergenti.

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