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Camorra, arrestato boss con la passione per la boxe: era tra i 100 latitanti più pericolosi

Guglielmo Cirillo, 28enne originario di Marano di Napoli ritenuto affiliato al clan camorristico Polverino, è stato catturato dai carabinieri dopo cinque anni di latitanza. Si nascondeva in una villetta in provincia di Avellino dove coltivava la sua passione per la boxe. Il 28enne, che importava e gestiva i carichi di droga dall’estero per conto del clan, deve scontare una condanna a 11 anni di reclusione: era tra i 100 latitanti più pericolosi.
A cura di Francesco Loiacono
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Il momento dell'arresto di Guglielmo Cirillo (nel tondo)
Il momento dell'arresto di Guglielmo Cirillo (nel tondo)

Importava hashish dalla Spagna e dal Marocco per conto del clan camorristico dei Polverino. E, dal 4 giugno del 2013, era ufficialmente latitante: su di lui pendeva un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa e traffico di stupefacente emessa dal giudice per le indagini preliminari di Napoli, alla quale nel corso della latitanza se n'era aggiunta una seconda per le stesse accuse. Dopo cinque anni Guglielmo Cirillo, 28enne originario di Marano di Napoli, è stato finalmente catturato dai carabinieri della sezione "catturandi" del nucleo investigativo di Napoli. Il 28enne si nascondeva in una insospettabile villetta a Domicella, in provincia di Avellino, nella quale continuava a coltivare la sua passione per il pugilato: nell'abitazione sono stati trovati in un angolo un sacco e i guantoni per tirare di boxe.

Deve scontare una condanna a 11 anni di reclusione

Cirillo non era un latitante qualsiasi: era stato condannato in contumacia a 11 anni di reclusione ed era inserito nella lista dei 100 latitanti più pericolosi del nostro Paese. A dispetto del suo "curriculum" criminale, quando i carabinieri hanno fatto irruzione nella villetta in cui si trovava per catturarlo il 28enne non ha opposto resistenza: i militari della "catturandi" lo hanno interrotto mentre stava consumando il suo pranzo a base di riso e fagioli. Secondo quanto riferito dai carabinieri Cirillo era uno dei bracci operativi del clan Polverino: importava gli stupefacenti dall'estero, ne contrattava i prezzi e gestiva l’ingresso in Italia delle partite di droga. Il tutto riuscendo a sfuggire per cinque anni alla giustizia, che alla fine però è andata a bussare alla sua porta.

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