Camorra, arresti nel clan La Torre. Minacce del boss al pm: “Gli uccido la gente”

Una vasta operazione quella condotta dai carabinieri di Mondragone e dal Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria ha portato all'esecuzione di quattro ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli nei confronti di altrettante persone, ritenute affiliate al clan La Torre di Mondragone, nella provincia di Caserta, e accusate di detenzione illegale di armi comuni da sparo e da guerra, con l'aggravante del metodo mafioso. L'attività investigativa ha svelato come il boss Augusto La Torre, sicuro di uscire dal carcere, stesse riorganizzando il clan e il suo arsenale.
Le minacce del boss al pm
Le indagini dei magistrati e dei militari dell'Arma sono partite nel 2015, quando si paventava la possibilità che il boss Augusto La Torre – che negli anni Ottanta e Novanta era stato a capo dell'omonimo clan – potesse uscire dal carcere nel quale era detenuto. Gli inquirenti cominciano quindi ad intercettare una serie di colloqui tra il boss e i parenti: in uno di questi, avvenuto con il fratello Antonio, La Torre minaccia esplicitamente il pm della Dda Alessandro D'Alessio, titolare di numerose inchieste contro il clan di Mondragone. "Gli uccido la gente" dichiara il boss, in riferimento al magistrato.