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Camorra, blitz contro i Casalesi: 44 arresti e sequestrati 3200 videopoker

Maxi operazione in corso contro i Casalesi. Nel mirino della Dia di Napoli il business dei videopoker: 44 arresti, 5 aziende e 3200 slot machine sequestrate. Colpita la famiglia Russo che, secondo gli inquirenti, sarebbe al vertice dell’organizzazione criminale.
A cura di Valerio Renzi
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Da questa mattina è in corso una maxi operazione antimafia a Napoli e nel Casertano. Nel mirino della Dia di Napoli il clan Russo che, secondo le evidenze emerse dalle indagini, sarebe ormai al vertice del clan dei Casalesi, avendo preso il posto della fazione degli Schiavone al vertice della mafia di Caserta. Da quanto si apprende è in corso l'esecuzione di 44 ordinanze di custodia cautelare in carcere contro altrettanti membri dell'organizzazione. Al centro dell'operazione il business dei videopoker, con il sequestro di 5 aziende e di ben 3200 "macchinette" tra Campania, Lazio e Toscana. Il valore dei sequestri è stimato attorno a 20 milioni di euro.Gli arrestati sono accusati a vario di titolo dei seguenti reati: trasferimento fraudolento di valori, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza e riciclaggio, con l'aggravante dell'associazione mafiosa.

Gli inquirenti hanno tracciato il nuovo vertice dell'organizzazione: con l'arresto di Francesco ‘Sandokan' Schiavone e di Giuseppe Russo e di numerosi altri esponenti di spicco,  i reggenti del clan apparterrebbero proprio alla famiglia Russo. I nuovi capi sareberro Corrado e Raffaele Nicola Russo, incaricati di tenere le fila e rinsaldare l'organizzazione dopo i colpi subiti.

"I Russo si erano imposti – si legge in una nota degli inquirenti – nella gestione delle estorsioni e del controllo degli appalti, in rapporti con rappresentanti delle amministrazioni locali, e nel controllo – anche attraverso commercianti e imprenditori «compiacenti» – delle principali attività economiche. Tra queste il monopolio di slot machine e videopoker in bar delle provincia di Caserta e in numerosi della provincia di Napoli". Il racket dei videopoker era gestito con la collaborazione di incensurati che facevano da prestanome

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