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Camorra, confiscato il tesoro del boss Giuseppe Cirillo: 5 milioni di euro tornano alla collettività

Il tesoro dell’ex boss della camorra Giuseppe Cirillo, esponente della Nuova camorra organizzata di Cutolo e poi a capo della “locale di Sibari”, è stato definitivamente confiscato dalla guardia di finanza. La Cassazione ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso degli eredi dell’ex boss, morto nel 2007. Tornano così alla collettività beni per cinque milioni di euro: terreni, negozi e aziende che si trovano a Mercato San Severino, nel Salernitano.
A cura di Francesco Loiacono
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Un tesoro del valore di cinque milioni di euro è stato confiscato in maniera definitiva agli eredi di un boss della camorra e potrà adesso essere restituito alla collettività. La Corte di Cassazione ha infatti dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dagli eredi di Giuseppe Cirillo, esponente della Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo morto nel 2007. I famigliari del boss si erano opposti alla decisione della procura della Repubblica di Salerno che anni fa, sfruttando una nuova norma appena introdotta, aveva chiesto la confisca del patrimonio non solo del boss deceduto (pochi giorni prima che scattassero cinque anni dalla sua morte, termine previsto dalla legge per avanzare la richiesta), ma anche dei suoi eredi. I famigliari di Cirillo si erano però opposti alla richiesta, facendo iniziare un lungo contenzioso al quale ha posto fine una sentenza del 10 aprile scorso della Suprema corte di Cassazione.

Adesso i beni appartenuti all'ex boss e ai suoi eredi, definitivamente confiscati dalla Guardia di finanza, torneranno alla collettività. Si tratta, tra gli altri, di appartamenti, negozi, un terreno e una società cui fanno capo un'attività di distribuzione di caffè all'ingrosso e un rinomato centro estetico, tutti siti nel comune di Mercato San Severino, nel Salernitano, luogo di nascita di Cirillo. Il boss, dopo essere stato un esponente della Nco, si era trasferito a Sibari, in Calabria, costituendo e divenendo il capo della cosca nota come "locale di Sibari". Era stato condannato in via definitiva nel 2005 per associazione di tipo mafioso, ma aveva continuato a seguire la sua organizzazione anche dalle Marche, dove era stato trasferito per ordine del tribunale di Cosenza. Adesso i beni che ha accumulato illecitamente con le sue attività criminali, per un valore di cinque milioni di euro, saranno riqualificati e assegnati ad associazioni che li utilizzeranno per finalità sociali e di pubblico interesse.

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