Camorra, i clan della provincia di Napoli: ecco chi comanda città per città
È uscito il rapporto che, ogni sei mesi, la Direzione investigativa antimafia stila circa la presenza della criminalità organizzata nel nostro Paese. A Napoli e nella sua provincia la Dia, nel primo semestre del 2017, fotografa la situazione dei clan camorristici: se nel capoluogo si assiste alla nascita di "eserciti di sbandati" che cercano di imporsi sui clan storici, più stabile è la situazione nella provincia, dove i vecchi sodalizi camorristici esercitano ancora un controllo capillare sul territorio, mantenendo costante la propensione al controllo delle attività amministrative, economiche e finanziarie mediante la ricerca di infiltrazioni nella Pubblica Amministrazione. La relazione della Dia mostra come, nella provincia partenopea, le attività più diffuse della camorra siano ancora l'usura e l'estorsione, ovvero l'imposizione del pizzo ai commercianti della aree territoriali tenute sotto controllo.
Provincia di Napoli – Zona occidentale
La provincia occidentale di Napoli comprende sostanzialmente l'area flegrea, con Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto. In quest'area non si ravvisano particolari cambiamenti: a Pozzuoli e Quarto le attività della criminalità organizzata restano in mano ai boss del clan Beneduce-Longobardi, mentre a Bacoli e a Monte di Procida l'egemonia è detenuta sempre dal clan Pariante.
Provincia di Napoli – Zona settentrionale
L'area a nord di Napoli comprende invece numerosi comuni, molti dei quali anche abbastanza estesi e popolosi: si tratta di Acerra, Afragola, Arzano, Caivano, Cardito, Casalnuovo, Casandrino, Casavatore, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Grumo Nevano, Marano di Napoli, Melito, Mugnano di Napoli, Qualiano, Sant’Antimo, Villaricca e Volla. Nell'area settentrionale, la situazione è simile a quella di Napoli, con la perdita di potere dei clan storici e l'avvento delle "nuove generazioni". Questo accade, ad esempio, a Giugliano (terza città della Campania per popolazione ed estensione territoriale) dove la leadership dei Mallardo – che possono avvalersi di sodalizi consolidati con i clan del centro storico di Napoli, con quelli dei comuni limitrofi e con i Casalesi – viene compromessa dal clan Di Biase.
Ad Afragola, invece, radicata la presenza del clan Moccia, che allunga i suoi tentacoli anche su Casavatore, Crispano, Casoria, Cardito, Carditello, Frattamaggiore e Frattaminore. A Caivano, invece, ci sono i Ciccarelli (legati ai Moccia) che hanno stabilito la loro roccaforte nel tristemente noto Parco Verde. Ad Arzano, Mugnano e Melito, ancora, l'egemonia è in mano agli Amato-Pagano, sodalizio dei cosiddetti "scissionisti" che nei primi anni Duemila diede vita alla sanguinosa faida di Scampia con il clan Di Lauro. A Marano, Qualiano e Calvizzano insiste invece l'egida dei Nuvoletta e dei Polverino, anche se gli arresti perpetrati nel primo clan stanno favorendo l'avvento degli Orlando. Ad Acerra operano gli Avventurato e i Di Buono, mentre a Casalnuovo e Volla, a contendersi il controllo dei traffici illeciti, ci sono i clan Rea-Veneruso e Piscopo-Gallucci.
Provincia di Napoli – Zona meridionale
La zona della provincia meridionale di Napoli comprende invece la cosiddetta area vesuviana e la penisola sorrentina: San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano, San Sebastiano al Vesuvio, Torre del Greco, Torre Annunziata, Boscoreale, Boscotrecase, Pompei, Castellammare di Stabia, Sant’Antonio Abate, Pimonte, Agerola, Penisola Sorrentina, Casola di Napoli e Lettere. In quest'area, sebbene vi siano conflittualità tra alcuni clan, non si rilevano particolari stravolgimenti nel tessuto criminale: a San Giorgio, ad esempio, continua la contrapposizione tra i Troia e i Luongo, con forti legami con il clan Ascione-Papale, che invece opera a Ercolano, in contrapposizione con i Birra-Iacomino. A Portici l'egemonia rimane in mano al clan Vollaro, mentre a San Sebastiano comandano ancora i Piscopo, che da qualche tempo sono insidiati dal clan Arlistico-Terracciano.
A Torre del Greco egemoni i Falanga, mentre a Torre Annunziata le attività illecite, tra alleanze e rivalità, gli affari illeciti sono gestiti dai clan Gionta, Gallo, Venditto, Tamarisco e Chierchia. A Boscoreale ci sono gli Annunziata-Aquino, i Visciano, i Pesacane e Gallo-Limelli-Vangone, mentre a Castellammare di Stabia, nonostante i numerosi arresti, c'è ancora l'egemonia dei D'Alessandro. A Pompei insiste la presenza dei Cesarano, mentre a Gragnano e Pimonte ci sono i Di Martino, alleati con il clan di Castellammare.
Provincia di Napoli – Zona orientale
Nella zona est della provincia sono è inclusa parte dell'area vesuviana e l'area del nolano: Nola, Saviano, Piazzolla di Nola, Marigliano, Scisciano, Liveri, Palma Campania, San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, San Paolo Belsito, Brusciano, San Vitaliano, Cimitile, Mariglianella, Castello di Cisterna, Pomigliano d’Arco, Cicciano, Roccarainola, Somma Vesuviana, Cercola, Massa di Somma, San Sebastiano al Vesuvio, Sant’Anastasia e Pollena Trocchia. A Nola si registrano tentativi da parte del clan Russo di riprendere il potere, mentre a San Vitaliano, Scisciano, Cicciano e Roccarainola è consolidata l'egemonia del clan Sangermano, una costola del clan Cava di Avellino. A San Giuseppe Vesuviano permane la contrapposizione tra i Fabbrocino e i Batti, mentre a Poggiomarino e Striano ci sono i Giugliano. A Somma Vesuviana la gestione della attività illegali è contesa tra i clan D'Avino e Anastasio, mentre a Marigliano ci sono i Castaldo-Capasso, che condividono il racket con i Mazzarella. A Pollena Trocchia e Massa di Somma ci sono invece gli Arlistico-Terracciano, mentre a Castello di Cisterna comanda il clan Rega.