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Camorra, i giudici: “Cosentino sostenuto dai Casalesi sin dall’inizio della carriera politica”

Depositate le motivazioni della sentenza con cui, lo scorso novembre, l’ex sottosegretario Nicola Cosentino è stato condannato a nove anni per concorso esterno in associazione camorristica: “Convergenti elementi di prova indicano attendibilmente che Nicola Cosentino, sin dall’inizio della sua carriera politica, ha goduto del sostegno elettorale del clan dei Casalesi”, spiegano i giudici.
A cura di Francesco Loiacono
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L'ex sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino "sin dall'inizio della sua carriera politica, ha goduto del sostegno elettorale del clan dei Casalesi, segnatamente del gruppo Bidognetti sin dalle elezioni comunali del 1978 e anche del gruppo Schiavone a partire dalle elezioni regionali del 1995". Lo dicono i giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 17 novembre, hanno condannato l'ex politico di Forza Italia a nove anni di carcere per concorso esterno in associazione camorristica.

Cosentino, sottosegretario nell'ultimo governo di Silvio Berlusconi e oggi agli arresti domiciliari a Caserta, era stato condannato al termine di un processo durato sei anni, in quanto riconosciuto come "referente politico nazionale" del clan dei Casalesi. Un clan che lo avrebbe aiutato dunque a muovere i primi passi nell'agone politico, fino a farlo diventare la figura di spicco del Pdl in Campania. Il faldone delle motivazioni della sentenza di condanna a nove anni conta quasi 600 pagine, ma uno dei passaggi chiave è quello che sottolinea come il sostegno dei clan non sia mai venuto a mancare durante la carriera politica dell'ex sottosegretario di Casal di Principe: lo dicono "attendibilmente" "convergenti elementi di prova", spiegano i giudici.

Nel corso della requisitoria del processo "Eco4", il pubblico ministero Alessandro Milita (che aveva chiesto 16 anni di carcere) aveva affermato: "Non ci sono in Italia processi più gravi questo. Spero che dopo la sentenza la storia non si ripeta". Milita aveva poi affermato: "Ci sono fatti risalenti negli anni che coinvolgono il padre di Nicola Cosentino che era già punto di riferimento del clan. E lui, Nicola, ne è diventato l'erede. Ha ricevuto l'investitura come si faceva nel medioevo. Spero che non ci siano altri emulatori. Perché è facile fare carriera politica e soldi così. Ma è anche probabile finire in galera". I giudici gli hanno dato ragione, parlando di un "teorema confermato".

A marzo un'altra condanna per Cosentino

Cosentino, che prima della condanna per concorso esterno in associazione camorristica era stato già condannato per corruzione, lo scorso marzo è stato anche riconosciuto colpevole di estorsione e illecita concorrenza con l'aggravante mafiosa nel cosiddetto processo "Carburanti", svoltosi sempre a Santa Maria Capua Vetere: per lui un'ulteriore condanna a sette anni e sei mesi di carcere.

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