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Camorra, le mani dei Casalesi sul traffico di farmaci in Italia e all’estero: 5 arresti

Le mani sui Casalesi sul traffico illecito di farmaci. Cinque persone arrestate, tra le quali una donna. Il gruppo faceva parte della “nuova gerarchia” del clan, legata alla famiglia Bidognetti, a cui versavano una parte dei proventi. Il sistema di acquisizione farmaci era ramificato anche in Lazio e Lombardia oltre che in Campania.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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[Immagine di repertorio]
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Le mani dei Casalesi sul traffico nazionale ed internazionale di farmaci. Cinque persone sono state arrestate quest'oggi dai carabinieri del nucleo investigativo di Aversa, al termine di una lunga indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli. Dei cinque arrestati, uno è finito in carcere mentre gli altri quattro sono finiti agli arresti domiciliari in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari di Napoli Rosa de Ruggero, su richiesta del sostituto procuratore Maurizio Giordano. I cinque arrestati sono ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione di tipo mafioso, ricettazione, furto, truffa, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale e da privato, continuati ed in concorso. A finire in carcere un 40enne di Grumo Nevano, D.S., mentre sono stati portati ai domiciliari S.C., stabiese di 54 anni, G.N., aversano di 28 anni, R.P., 47enne di Villaricca ed infine D.C., unica donna tra gli arrestati, 35enne originaria di Mugnano di Napoli.

La "nuova gerarchia" dei Casalesi

Le indagini si sono concentrate soprattutto nel campo della cosiddetta "nuova gerarchia" del clan dei Casalesi, riconducibile alla fazione dei Bidognetti. In particolare, tra le attività più redditizie del sodalizio criminale vi era quello del mercato illecito di farmaci, che andava a braccetto con le altre attività del gruppo, come estorsioni, traffico d'armi e via dicendo. Il gruppo riusciva a procurarsi in vario modo, sempre fraudolento, i medicinali di classe A, ovvero quelli essenziali e per malattie croniche, che sono interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale, per poi avviarli ad un mercato parallelo, soprattutto verso l'estero.

Così la banda otteneva i farmaci da rivendere

Il modus operandi del gruppo era sempre lo stesso: venivano utilizzate le comuni ricette rosse, rubate presso ospedali e studi medici, per ottenere nelle farmacie di Campania, Lazio e Lombardia i farmaci, compilando prescrizione mediche a nome di medici (ignari ed estranei ai fatti) per ottenerli gratuitamente ed in favore di pazienti a loro volta ignari o in qualche caso inesistenti. Una volta ottenuti i farmaci, questi venivano inviati verso l'estero, tra l'altro in totale assenza di ogni tutela dei farmaci stesso, che venivano trasportati senza precauzioni per la loro conservazione e dunque potenzialmente pericolosi per la salute di chi lo assumeva. L'indagine ha appurato che il traffico generava introiti per oltre 600mila euro, tra l'altro danneggiando seriamente il Servizio Sanitario Nazionale. Il gruppo versava poi una parte dei proventi alla famiglia Bidognetti stessa, alla quale aveva chiesto il "permesso" di operare in questo settore illecito.

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