‘O Stregone faceva pagare tutti: la camorra pretendeva il pizzo pure dalle raffinerie
Estorsioni sui lavori di bonifica per gli impianti Kuwait, 100mila euro pretesi da un notaio ma anche il pizzo sulle attività di una cooperativa di ex detenuti. Perché, nella zona cuscinetto dove spadroneggiava Carmine Montescuro, dovevano pagare tutti. Magari anche poco, ma nessuno si poteva esimere dal versare quella quota che poi "zi' Munuzz" divideva tra i vari clan. Le circostanze emergono dall'ordinanza che ha portato in manette Montescuro, per il quale, considerata la sua levatura criminale, il gip ha disposto il carcere nonostante abbia 85 anni.
La sua figura, tratteggiata dagli inquirenti dopo anni di indagini, sembra essere uscita fuori da Gomorra – La Serie, anche se il procedimento è chiaramente stato l'inverso: ‘o Stregone, quello che fa da paciere tra i clan organizzando i summit tra i boss della fiction, è stato modellato proprio sulla figura dei pacieri della camorra, che governano gli affari criminali in zone neutrali dove i capi dei clan si incontrano per dirimere le controversie.
La tangente alla cooperativa di ex detenuti
Carmine Montescuro, insieme al braccio destro Nino Argano, avrebbe imposto il pizzo anche a una cooperativa di ex detenuti, la "Salus", che operava nella zona controllata dal suo clan. La circostanza è riportata nell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip di Napoli Alessandra Ferrigno. Mensilmente, il gruppo guidato da zi' Munuzz si faceva consegnare 3mila euro. In una intercettazione ambientale, registrata in un'automobile nel maggio 2017, si sentono i due che parlano della cooperativa di ex detenuti, che si è spostata in un altro quartiere per pagare un fitto più basso, ma che dopo il trasferimento è costretta a pagare una estorsione più alta a un altro gruppo criminale e che quindi vorrebbe tornare a Sant'Erasmo.
L'estorsione da 100mila euro a un notaio
In un'altra circostanza, la vittima sarebbe un notaio napoletano, a cui sarebbero stati chiesti 100mila euro. Il professionista napoletano era proprietario di due capannoni che si trovano in via Breccia a Sant'Erasmo, affittati a diverse imprese italiane e cinesi. I rapporti tra Montescuro e il notaio, rileva il gip nell'ordinanza, sarebbero di vecchia data e cominciati con una storia ritenuta ambigua e riguardante una grossa somma di denaro che il notaio non avrebbe restituito all'84enne.
Pizzo sulle bonifiche dei siti Kuwait
Nel mirino di Montescuro e del suo gruppo criminale erano finite anche tre ditte che si occupavano della bonifica dei siti della società petrolifera Kuwait Raffinazione e Chimica Spa, che erano nella zona orientale di Napoli. Sono accusati dell'estorsione 7 dei 23 destinatari della misura cautelare dell'indagine "Piccola Svizzera". Secondo quanto ricostruito dalla Direzione distrettuale antimafia gli arrestati avrebbero estorto diverse decine di migliaia di euro agli imprenditori minacciando ritorsioni; il pizzo sarebbe stato pagato dal febbraio al maggio 2017. L'amministratore di una ditta di commercio estero industriale sarebbe stato inoltre costretto da tre degli arrestati a vendere per poche decine di migliaia di euro una imbarcazione dal valore di diverse centinaia di migliaia di euro.