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Camorra, narcotrafficante arrestato in Polonia: nella nuova vita vendeva elettrodomestici

Il 45enne Antonio Cella, condannato a 10 anni nel 2015 per traffico internazionale di stupefacenti, è stato arrestato dai carabinieri in Polonia, dove viveva sotto falso nome da oltre 4 anni. L’uomo era un narcotrafficante vicino al clan camorristico dei Contini e dei De Tommaso. Dal 2011 aveva fatto perdere le sue tracce: viveva in una cittadina polacca con compagna e figlia, ignare del suo passato.
A cura di Francesco Loiacono
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Quando i carabinieri lo hanno arrestato, nella cittadina polacca in cui viveva da oltre quattro anni, la sorpresa della compagna e della figlia di 4 anni è stata enorme. Solo in quel momento, infatti, la donna e la bambina hanno scoperto che il loro compagno e papà, di cui ignoravano il vero nome, nella sua vita precedente era un narcotrafficante al servizio di un clan della camorra.

Il 45enne Antonio Cella aveva fatto perdere le sue tracce dal 2011. Per la sua attività di "broker" per l'importazione di droga da Olanda e Spagna nel 2015 era stato condannato in via definitiva a 10 anni e 11 mesi di reclusione. Cella era ritenuto vicino al clan camorristico dei “Contini”, operante nei quartieri napoletani del Vasto e dell’Arenaccia, nonché al gruppo criminale dei “De Tommaso” operante a Forcella. Non si sa se avesse chiuso del tutto con il suo passato. Di certo, i carabinieri avevano scoperto che da oltre quattro anni l'uomo si era creato una seconda vita in Polonia, a Glogow, una cittadina di circa 70mila abitanti al confine con la Germania. Lì, con un nome diverso e grazie a documenti falsi, viveva con la compagna e la figlia, vendendo porta a porta elettrodomestici e prodotti di elettronica.

L'uomo è stato localizzato dai carabinieri della “catturandi” di Napoli e dalla Police Central Bureau polacca, coordinati dall’Ufficio dell’esperto per la sicurezza all’Ambasciata d’Italia a Varsavia. Quando i reparti speciali hanno fatto irruzione insieme ai carabinieri il 45enne si è rivolto a questi ultimi chiedendo se fossero della “Pastrengo”, la sede del nucleo Investigativo di Napoli. Avuta risposta affermativa ha capito che la sua seconda vita era ormai finita: non ha infatti neanche provato a utilizzare i due documenti falsi che gli avevano consentito di ripartire da zero in Polonia. Una seconda esistenza del tutto sconosciuta ai suoi familiari italiani, così come la prima, da narcotrafficante, lo era alla compagna polacca: la donna ha ascoltato incredula i carabinieri, mentre le spiegavano perché stavano arrestando il suo compagno.

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