video suggerito
video suggerito

Camorra, ordinanza per il killer: in azione sulle note dei neomelodici

Provvedimento notificato a Gabriele Brusciano, detto Massimo: fece parte del gruppo di killer che agli ordini di Setola doveva assassinare Salvatore Orabona e Pietro Falcone nel dicembre 2008.
A cura di Giuseppe Cozzolino
57 CONDIVISIONI
Video thumbnail
Immagine

Il gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Dda, ha emanato un provvedimento cautelare nei confronti di Gabriele Brusciano, detto "Massimo", esponente del clan dei Casalesi ed ex-fedelissimo del boss Giuseppe Setola. L'accusa è quella di aver fatto parte del gruppo di fuoco che fu guidato proprio dal boss Setola, che il 12 dicembre 2008 cercò di uccidere Salvatore Orabona e Pietro Falcone, due affiliati ritenuti "nemici", ma che scamparono al doppio agguato dove invece rimase ferita una donna che non c'entrava nulla.

Il raid fu interamente ascoltato, in diretta, dagli inquirenti che erano sulle tracce di Setola. "Li dobbiamo uccidere, hai capito? Una botta in faccia", ordinò il boss. E giù risate, spari, voci che intonavano canzoni neomelodiche, ed altri spari. Orabona, da qualche mese, è diventato collaboratore di giustizia e sta parlando soprattutto del clan Zagaria. Ma quella sera del 2008, rischiò di diventare un bersaglio. Setola era evaso qualche mese prima dalla clinica di Pavia dove era ai domiciliari per presunti problemi all'occhio destro, ed iniziò la sua strategia di sangue: uccidere tutti quelli che costituivano un problema.

Prima del tentato omicidio di Orabona e Falcone, erano caduti parenti di chi collaborava con la Giustizia, come Umberto Bidognetti (padre di Domenico), imprenditori che si erano ribellati alla camorra come Domenico Noviello e Michele Orsi, fino alla strage dei ghanesi a Castelvolturno. Una scia di sangue che quella sera del 12 dicembre si fermò per caso. Orabona e Falcone erano ritenuti due personaggi che "ostacolavano" la sua ascesa e dovevano morire: il primo fu attirato fuori casa sua, in via Caravaggio a Trentola Ducenta, ma capì le intenzioni dei killer e si rintanò in casa. Furono esplosi colpi contro le vetrate, ma non rimase ferito nessuno. Falcone se la cavò per puro caso: nella vicina via Vittorio Alfieri, i killer sbagliarono appartamento, e spararono colpendo una famiglia del tutto estranea alle vicende di camorra, ferendo una donna.

57 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views