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Camorra, risolto omicidio Giuseppe Perna: ucciso dal boss perché rubava i soldi del clan

Vincenzo Foglia è stato arrestato dalla Squadra Mobile, in esecuzione di ordinanza cautelare, come mandante per l’omicidio di Giuseppe Perna, avvenuto nel 2016: secondo gli inquirenti l’uomo, che all’epoca era reggente del clan Marfella-Pesce di Pianura, lo aveva fatto uccidere perché lo riteneva responsabile di furti alle casse della cosca.
A cura di Nico Falco
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Vincenzo Foglia
Vincenzo Foglia

Giuseppe Perna, ras dei Marfella-Pesce di Pianura, fu ucciso per una epurazione interna, ammazzato dagli affiliati al suo stesso gruppo malavitoso perché accusato di aver rubato alle casse del clan. La tesi, costruita dalla Dda sulla base dei riscontri nelle indagini e delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha portato all'arresto di Vincenzo Foglia, 65 anni, che all'epoca era il reggente di quel sodalizio malavitoso in assenza dei capi detenuti, accusato di essere il mandante. L'omicidio risale al 5 marzo 2016. Giuseppe Perna, detto ‘o piglione, era un pregiudicato ben noto alle forze dell'ordine; figlio di Carmine Perna, sorvegliato speciale e anche lui ritenuto elemento di spicco nel panorama camorristico locale, ‘o piglione era considerato dagli investigatori un elemento apicale dei Marfella-Pesce. Era un sabato sera, i killer lo intercettarono in via Evangelista Torricelli, al civico 410, davanti a un circolo ricreativo. Verosimilmente gli bloccarono la fuga, arrivando da due direzioni, e gli spararono da distanza ravvicinata. Furono esplosi numerosi colpi, quattro proiettili lo centrarono alla testa, al collo e alla schiena.

La zona è quella “dietro al Cannavino”, che all'epoca era la roccaforte proprio di quel clan, e questa circostanza aveva portato gli investigatori a una riflessione: difficilmente qualcuno si sarebbe potuto avvicinare, sparare a un personaggio del calibro di Perna e pensare di dileguarsi senza venire fermato dalle sentinelle del clan. Prese così corpo la pista dell'epurazione interna: a uccidere il 41enne potevano essere stati i suoi stessi compagni, per un motivo che non andava ricercato nella guerra contro il clan Mele ma in frizioni interne. A confermare l'ipotesi, le dichiarazioni successivamente arrivate da Pasquale Pesce, vertice della fazione che porta il suo nome del clan bifronte. Nel quartiere lo conoscevano come Pasquale ‘e Bianchina, di Bianchina, dal nome della madre; un soprannome che lo accomuna agli eterni rivale dei Mele, che invece sono i “figli ‘e Giulietta”.

Pasquale Pesce, diventato collaboratore di giustizia, ha parlato anche dell'omicidio di Giuseppe Perna. Aveva confermato la pista interna, dicendo che, mentre era già detenuto, aveva chiesto a gesti dell'agguato a Vincenzo Foglia, che in quel momento gestiva gli affari illeciti della cosca, e questi, portandosi anche lui una mano al petto, aveva risposto in codice indicando che si era trattato di una questione interna al clan e non di un attacco dai rivali. Ulteriori elementi sono arrivati dalle dichiarazioni di Raffaele Dello Iacolo, che aveva materialmente premuto il grilletto. Nella mattinata di oggi, 5 aprile, è scattato l'arresto di Vincenzo Foglia, eseguito dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Napoli, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Napoli su richiesta della Dda.

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