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Camorra, svelato il mistero della chiavetta usb del boss: fu un agente a farla sparire

La chiavetta a forma di cuore sequestrata al boss Michele Zagaria nel bunker al momento del suo arresto, sarebbe stata trafugata da un agente di polizia. L’esponente delle forze dell’ordine avrebbe quindi fatto in modo che il congegno contenente importanti dati relativi alle indagini sulle gare d’appalto truccate finisse nelle mani degli imprenditori collusi con il clan.
A cura di Angela Marino
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Al centro delle indagini che hanno portato all'esecuzione di un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di 13 persone colluse a vario titolo con la fazione Zagaria del clan dei Casalesi nella vicenda degli appalti per le forniture dei servizi idrici in Campania, emerge un nuovo particolare. Nel cosiddetto "giallo" della sparizione della chiavetta usb contenenti importanti informazioni relative agli affari del clan, sequestrata nel bunker del boss Zagaria al momento dell'arresto, sarebbe coinvolto un agente di polizia.

Non è ancora nota l'identità del poliziotto che, hanno accertato le indagini della Dda partneopea, avrebbe fatto sparire il congegno perché finisse nelle mani di Orlando Fontana, fratello dell'imprenditore edile Giuseppe Fontana e titolare della ditta alla quale sono stati aggiudicati in maniera illecita gli appalti. A svelare il retroscena nel corso di una conferenza stampa, Giuseppe Borrelli, procuratore aggiunto della Dda di Napoli. Il dispositivo a forma di cuore fu trovato e sequestrato nel bunker nel quale, il 7 dicembre 2011, il boss del Casalesi fu catturato.  L'esistenza della chiavetta usb, contenente presumibilmente dati utili a ricostruire l'assetto patrimoniale del clan – è stata accertata "nel corso di indagini successive attraverso intercettazioni avvenute ben dopo le operazioni di cattura di Zagaria". "Non si può escludere – ha aggiunto il procuratore capo di Napoli Colangelo – un contatto tra Zagaria e un'altra persona in quei concitati momenti".

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