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Campania, chiudono 300 benzinai: “A rischio migliaia di posti di lavoro”

Solo negli ultimi 10 anni sarebbe stato erogato il 50% di carburante in meno. La Campania è tra le regioni più a rischio per quanto riguarda i tagli di personale insieme alle zone economicamente più svantaggiate.
A cura di Valerio Barbato
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@Pier Marco Tacca/Getty Images
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Oltre 300 impianti di carburante hanno chiuso in Campania negli ultimi sei mesi, mentre la metà sono stati trasformati in distributori automatici. È il preoccupante dato che proviene dalla Figisc, la Federazione italiana gestione impianti stradali carburanti, che lancia l'allarme per le conseguenze che questa ondata di chiusure e trasformazioni può generare sull'occupazione. In questo contesto, secondo la federazione, non solo ci sarebbe un'emorragia di posti di lavoro diretti, ma il calo di impieghi si riverserebbe anche sull'indotto di riferimento del settore. Il Comune di Napoli non ha ancora previsto nessun piano di razionalizzazione dei distributori di carburante, mentre le compagnie petrolifere per motivi di sostenibilità  stanno operando una massiccia trasformazione degli impianti da serviti ad automatici. "Le compagnie petrolifere puntano sempre di più sugli impianti self service localizzati al di fuori dei centri cittadini – spiega in una nota il vicepresidente nazionale della Figsc Vincenzo Mosella – metà delle pompe è a rischio chiusura e il perdurare di questa situazione potrebbe avere un impatto devastante sull'occupazione".

Il tema in questione sarà oggetto di discussione del consiglio nazionale che si terrà a Napoli il 6 maggio dove l'attenzione sarà tutta sulle migliaia di posti di lavoro a rischio. Uno dei problemi maggiori deriverebbe dal calo dei consumi medi di carburante che avrebbero spinto le compagnie a penalizzare i gestori di carburante e di conseguenza i loro dipendenti. "Questa nuova tendenza del mercato italiano – specifica Maurizio Micheli, presidente della Figisc-Confcommercio – raggiunge cifre negative ancora più marcate in Campania e nelle zone economicamente più deboli del paese". L'effetto più accentuato sulle regioni svantaggiate sarebbe dovuto alla mancanza di redditività per le compagnie petrolifere che preferiscono chiudere piuttosto che essere presenti su un territorio che non li remunera adeguatamente. Stando alle parole di Paolo Uniti, segretario nazionale di Figsc-Confcommercio, negli ultimi 10 anni è stato erogato il 50% di carburante in meno contribuendo a un risultato negativo insostenibile nonostante i tagli al personale e i turni di lavoro raddoppiati.

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