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Cani mutilati per vincere gare di bellezza: dieci indagati ad Avellino

I cani venivano sottoposti ad interventi di caudotomia e ochiectotomia, ovvero il taglio di coda e orecchie, per poter partecipare e vincere a gare di bellezza. Nei guai dieci persone, indagate a vario titolo per maltrattamento di animali, falsità materiale commessa dal privato e falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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L'Operazione "Dirty Beauty" eseguita a Roma a metà settembre. [Foto del Nucleo Guardie Zoofile]
L'Operazione "Dirty Beauty" eseguita a Roma a metà settembre. [Foto del Nucleo Guardie Zoofile]

Dieci persone sono indagate ad Avellino per maltrattamento di animali, falsità materiale commessa dal privato e falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative. Le indagini hanno scoperto un vero e proprio giro d'affari di decine di migliaia di euro: le "vittime" però sono risultati essere dei cani, che venivano "mutilati" per poter vincere le gare di bellezza. Operazioni che venivano rese possibili, stando alle indagini, da falsi certificati rilasciati da veterinari compiacenti.

I dieci indagati sono stati raggiunti quest'oggi dall'avviso di conclusione indagini firmato dal sostituto procuratore Teresa Venezia. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, dal 2014 al 2017 gli indagati "ricevevano" i cani da esposizione mettendo in moto la loro strategia che permetteva di rendere possibili le operazioni, in linguaggio tecnico, di caudotomia e ochiectotomia. Ovvero, il taglio di code ed orecchie. I cani arrivavano anche da altre città, come Roma ed Udine: ad Avellino era insomma attivo, stando alle indagini, un vero e proprio punto di passaggio "privilegiato" per ottenere interventi "correttivi". Il tutto per ottenere i premi delle competizioni di bellezza riservate ai poveri animali, sottoposti ad interventi atroci per permettere ai padroni di ottenere questi "facili" guadagni.

Al centro dell'inchiesta ci sarebbe un trentaduenne di Avellino, che avrebbe nello specifico reso possibili diversi interventi: tra questi, uno avvenuto nel maggio 2016, quando forse con l'aiuto di un complice avrebbe realizzato una conchectomia bilaterale al cane di una ragazza di ventiquattro anni.  Un intervento che sarebbe stato giustificato con un certificato prodotto ad hoc e che indicava l'operazione come "urgente" e atta per "salvaguardare la salute del cane", che invece dopo l'operazione è finito ricoverato per profonde lesioni in ambulatorio. Sei in totale gli interventi finiti sotto la lente d'osservazione degli inquirenti: quasi tutti avvenuti ad Avellino. Gli animali venivano poi portati in studi veterinari per far suturare le ferite: alcuni certificati sarebbero stati rilasciati a Monteforte Irpino, uno a Scafati ed un altro a Tremonti. Nei prossimi giorni gli indagati potranno chiedere di essere ascoltati dal pm o produrre memorie difensive, poi sarà lo stesso pm a decidere se richiedere il rinvio a giudizio.

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