Carabinieri agli ordini del clan, scarcerato uno dei militari: reato in prescrizione
Scarcerato uno dei carabinieri infedeli arrestati lo scorso 27 gennaio. O meglio: il gip del Tribunale di Napoli ha disposto la revoca degli arresti domiciliari per un maresciallo dei carabinieri, arrestato insieme a 4 colleghi – mentre altri 3 erano stati sospesi dal servizio – con le accuse, a vario titolo, di corruzione, omissione di atti d'ufficio e rivelazione di segreti di ufficio. Il giudice per le indagini preliminari ha deciso per la revoca della misura cautelare nei confronti del maresciallo dal momento che il reato di corruzione per il quale è stato sottoposto agli arresti domiciliari è caduto in prescrizione. I fatti contestati al carabiniere sono stati commessi, infatti, fino al luglio del 2010, prima delle riforma che ha aumentato i termini di prescrizione.
Lo scorso 27 gennaio, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno arrestato i 5 carabinieri, mentre come detto altri tre sono stati sospesi dal servizio per un anno. Le indagini hanno rivelato che i militari dell'Arma, in servizio a Sant'Antimo, nella provincia di Napoli, all'epoca dei fatti contestatigli, avrebbero favorito il clan Puca, egemone in zona, in cambio di favori e regali, garantendo al clan una vera e propria immunità sul territorio; la Procura ha richiesto anche la misura cautelare per concorso esterno in associazione mafiosa, ma la richiesta non è stata accolta dal giudice. Non solo, i carabinieri corrotti avrebbero sabotato, compiendo anche un attentato nei suoi confronti, il maresciallo Giuseppe Membrino, all'epoca anche lui in servizio a Sant'Antimo, che si opponeva fortemente al clan Puca; per la sua incolumità, il maresciallo venne trasferito.