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Carabinieri corrotti a Napoli: soldi, case e champagne dal clan in cambio di protezione

Emergono nuovi particolari dall’inchiesta che ha portato all’arresto di cinque carabinieri, mentre altri tre sono stati sospesi dal servizio per un anno: i militari dell’Arma ricevevano soldi, ma anche champagne, prosciutti, capretti e perfino case in cambio di protezione al clan Puca, egemone a Sant’Antimo, nella provincia di Napoli.
A cura di Valerio Papadia
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Immagine di repertorio
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I carabinieri arrestati per corruzione a Napoli erano al soldo del clan Puca, egemone a Sant'Antimo, come appurato dalle indagini. L'inchiesta sui cinque militari finiti agli arresti domiciliari e degli altri tre colleghi sospesi dal servizio per un anno (tutti accusati a vario titolo di corruzione, omissione di atti d'ufficio e rivelazione di segreti d'ufficio), però, ha portato alla luce nuovi dettagli sulle dinamiche di asservimento al clan camorristico. Come scrive Vincenzo Iurillo sul Fatto Quotidiano, le indagini coordinate della Direzione distrettuale antimafia di Napoli – ed eseguite sul campo dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna – hanno rivelato che i militari dell'Arma ricevevano soldi, ma anche champagne, prosciutti, capretti, addirittura case, in cambio della loro protezione al clan Puca sul territorio.

Due carabinieri erano conosciuti come "Starsky & Hutch"

Le indagini si sono avvalse delle parole di due collaboratori di giustizia, ritenuti attendibili dalla Dda. Uno dei collaboratori ha spiegato il contesto nel quale si muovevano i cinque carabinieri arrestati: due di loro, un appuntato scelto e un maresciallo della Tenenza di Sant'Antimo, erano soprannominati "Starsky & Hutch", come i due poliziotti protagonisti della nota serie tv degli anni Settanta; a loro, stando alle parole del collaboratore di giustizia, il clan riservava la cifra di 1.500 euro a testa, oltre ai soliti regalini, merce rubata, casse di champagne, prodotti alimentari. Nel mirino degli inquirenti anche una compravendita di una casa a testa per ciascuno dei carabinieri coinvolti nell'inchiesta.

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