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Carcere di Poggioreale, va via il direttore Fullone

Antonio Fullone, giunto tre anni fa per risolvere le emergenze e mettere ordine al caos degli scandali, oggi promosso a più alto incarico, si propone come provveditore campano. Nella rosa dei candidati al carcere napoletano spunta a sorpresa il nome dell’ex direttrice Teresa Abate, sollevata dall’incarico dopo la visita ispettiva del parlamento europeo e l’inchiesta della Procura sulla “cella zero” arrivata alla stretta finale.
A cura di Claudia Procentese
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Antonio Fullone lascia la direzione del carcere di Poggioreale dopo la recente nomina a dirigente generale dell’Amministrazione penitenziaria. Il Decreto del Presidente della Repubblica emanato il 27 aprile scorso lo promuove a più alto incarico, cioè quello di provveditore regionale, in sede ancora da definire. In attesa della registrazione dell’atto da parte della Corte dei conti, sono già iniziati i colloqui dei candidati provenienti da tutta Italia che potrebbero sostituirlo. Nella rosa dei nomi campani, insieme a Carmen Campi, direttrice a Carinola, e Ciro Proto, vicedirettore a Poggioreale, spunta a sorpresa anche quello di Teresa Abate, che è stata direttrice dell’istituto napoletano fino al 2014, quando, travolta da scandali ed inchieste, venne sollevata dall’incarico, all’indomani della visita ispettiva di una delegazione della Commissione libertà civili del parlamento europeo che rilevò le difficili e inumane condizioni di vita dei reclusi. «Abbiamo visto con i nostri occhi situazioni insostenibili» fu il duro commento dello spagnolo Juan Fernando Lopez Aguilar, a capo della ricognizione europarlamentare. Vincitrice successivamente del ricorso al Tar, prosciolta in sede disciplinare, la Abate tuttavia non è stata più reintegrata nelle sue funzioni di direttrice, ma assegnata all’ufficio del personale e della formazione del provveditorato della Campania. Oggi meraviglia, non poco, tra gli addetti ai lavori e non, la sua, seppur legittima, domanda di candidatura di nuovo a Poggioreale, alimentando i rumors dietro le quinte.

Del resto se il Dipartimento minimizzò la procedura di mobilità notificata all’Abate, la sensazione fu quella, invece, di una rimozione che desse netto segnale di cambiamento. Tre anni fa, a luglio 2014, l’arrivo a Napoli di Fullone in un momento estremamente critico a causa di emergenze croniche come il sovraffollamento e dell’intervento della magistratura sui presunti pestaggi nella cosiddetta “cella zero”. È datato agosto 2016 l’avviso di conclusione delle indagini inviato dalla Procura di Napoli a ventidue poliziotti penitenziari e un medico. Da lesioni aggravate a violenza privata, da sequestro di persona ad abuso di autorità: i reati ipotizzati per le violenze subite e denunciate dai detenuti tra il 2012 e il 2014. Valutate finora tutte le posizioni delle persone coinvolte, proprio in queste ore negli uffici della Procura si parla di stretta finale dell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino e affidata ai pm Valentina Rametta e Giuseppina Loreto. Si deciderà se e per quali reati chiedere il rinvio a giudizio di alcuni o di tutti gli indagati.

Intanto a Poggioreale si tirano le fila. Tre anni vissuti intensamente in cui Antonio Fullone, 51 anni, con un curriculum che lo ha visto girare negli istituti di tutta Italia, da Lecce a Foggia, Bari, Verona, Perugia fino alla Calabria e alla Sardegna, si è impegnato nel delicato processo di apertura del carcere napoletano alla città, attraverso iniziative-ponte tra dentro e fuori le mura, e si è adoperato per i lavori di restyling dei padiglioni interni al fine di rendere l’obsoleta struttura di inizio Novecento più vicina ai parametri imposti dalla legge e soprattutto suggeriti dalla dignità umana. Conclusasi l’esperienza a Poggioreale, per Fullone adesso potrebbe aprirsi quella di provveditore campano, visto che la poltrona è libera da febbraio, dopo il pensionamento di Tommaso Contestabile, sostituito temporaneamente dal provveditore toscano Giuseppe Martone. Ma entrambi, Fullone e Martone, ne hanno fatto richiesta: il confronto a futuro capo Dap della Campania è ufficialmente aperto. Vuote anche altre tre sedi regionali: Torino, a cui però sarebbe destinato Liberato Guerriero in partenza da Secondigliano, Catanzaro e Bologna.

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