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Cartelli anti-Napoli a Pordenone, il sindaco: “È opera di un cretino”

Il sindaco di Pordenone prende le distanze dai cartelli apparsi su alcuni contenitori di immondizia, con la scritta “Lasciate pulito, non siamo a Napoli”. Il primo cittadino friulano ha precisato: “Iniziativa personale di un cretino”, ed ha spiegato che i cartelli sono già stati fatti rimuovere.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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NAPOLI – Il sindaco di Pordenone prende le distanze dai cartelloni offensivi verso Napoli apparsi quest'oggi in città, e che hanno fatto indignare tutti da nord a sud. Su alcuni cartelli affissi sui cassonetti dei rifiuti, compariva infatti la scritta "Lasciate pulito, non siamo a Napoli". Cartelli dai quali però il sindaco della città friulane ha voluto prendere le distanze.

"Iniziativa personale di un cretino", ha chiosato Alessandro Ciriani, eletto nel 2016 come primo cittadino del comune friulano in una lista indipendente di centro-destra e con un passato tra Forza Italia (2009-2012) e Fratelli d'Italia (2012-2015). Che poi, ha spiegato: "Se la città fosse tappezzata di cartelli contro Napoli potrei anche capire questa protesta della rete". Il sindaco ha quindi aggiunto che questi cartelli hanno indignato tutti i cittadini di Pordenone, tra cui anche i tanti napoletani che vivono nella città friulana, e che sono stati subito rimossi appena informato dell'accaduto.

Poche ore prima, anche l'assessore all'ambiente del comune di Napoli, Raffaele Del Giudice, era intervenuto sulla vicenda, con un video apparso sulla Web-Tv Comunale in cui parlava dei cartelli apparsi sui contenitori di rifiuti di Pordenone. E lo stesso Palazzo San Giacomo aveva mandato una lettere al sindaco di Pordenone, firmata da Flavia Sorrentino, delegata all'Autonomia della Città di Napoli e responsabile dell'Ufficio "Difendi la Città di Napoli", in cui condannava fermamente il gesto, chiedendo al sindaco del comune friulano di intervenire "in prima persona per la rimozione immediata dei suddetti cartelli e di prendere tutti i provvedimenti necessari se il responsabile di tale gesto dovesse essere un dipendente comunale", onde evitare che il comune di Napoli agisse "in tutte le sedi opportune per tutelare il buon nome e l'immagine della città di Napoli".

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