Casal di Principe ricorda don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra
In occasione del ventiduesimo anniversario della morte di don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra a Casal di Principe il 19 marzo del 1994, il comune del Casertano cui il parroco dedicò la sua vita e il suo impegno, lo ricorda con una giornata di iniziative. L'inizio è alle 7,30 del mattino, ora in cui don Diana fu ucciso. Sarà Monsignor Angelo Spinillo, vescovo di Aversa a celebrare una messa in suffragio del parroco vittima di camorra insieme ai sacerdoti della foranìa di Casal di Principe. Una corona di fiori verrà deposta sulla tomba di don Diana e un breve corteo che dall’istituto “Guido Carli” raggiungerà a piedi “Casa don Diana”, in via Urano, per l’inaugurazione della mostra "Non invano", dedicata alle vittime innocenti della criminalità organizzata. Il taglio del nastro è stato affidato a don Luigi Ciotti, il presidente dell’associazione Libera. Con lui anche Pierfrancesco Diliberto, l'ex iena Pif, che ritirerà anche il “premio don Diana”. È prevista anche presenza del Procuratore Nazionale antimafia, Franco Roberti, della presidente della Commissione Parlamentare antimafia, Rosy Bindi e di Giuseppe Borrelli, coordinatore della Dda, di Napoli. Presente anche il padrone di casa, il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale.
L'omicidio di Don Peppe Diana
Don Giuseppe Diana, affettuosamente chiamato dalla sua comunità don Peppe, fu ucciso alle 7 e 20 del 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico, nella sacrestia della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, mentre si prepara a celebrare la messa. Il killer lo fredda con cinque colpi di pistola: due alla testa, uno in pieno volto, uno alla mano e uno al collo. Per l'omicidio del sacerdote sono stati condannati Giuseppe Quadrano, il killer, e Nunzio De Falco, "o'lupo" fratello del boss dei Casalesi, Vincenzo De Falco. condannato in primo grado all'ergastolo il 30 gennaio 2003 come mandante dell'omicidio, grazie alle dichiarazioni rese da Quadrano, divenuto collaboratore di giustizia. Il 4 marzo 2004 la Corte di Cassazione ha condannato all'ergastolo Mario Santoro e Francesco Piacenti come coautori dell'omicidio.