Casal di Principe, sindaco Natale: “Prima ci opprimeva la camorra, ora è la burocrazia”
“Clan dei casalesi, vaffan…”, sono state le prime parole di Renato Natale dopo aver vinto le elezioni amministrative dello scorso giugno a Casal di Principe. Il nuovo sindaco della cittadina cuore della camorra casertana combatte i clan da 20 anni. Ma ad appena 9 mesi dalla sua vittoria, Natale stenta a mandare avanti il comune sciolto 3 volte per mafia: “Occorrono norme per consentirci di ripartire. Mi sento senza braccia, privo di strumenti e c’è un rischio che non possiamo correre come Italia: dare la possibilità a qualcuno di pensare che si stava meglio prima, quando c’erano gli altri”, ha raccontato al Fatto Quotidiano. Nonostante gli annunci, gli incontri con membri del governo, la firma di un protocollo, i risultati concreti sembrano ancora latitare.
“Ho incontrato il sottosegretario Graziano Delrio – racconta Natale – e gli ho spiegato i nostri problemi. Pochi giorni fa ci ha fatto visita il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio che si è impegnato a portare in Parlamento una mozione per Casal di Principe”. Ma cosa serve al comune casertano? “La pianta organica prevede 110 unità, il mio personale si ferma a 47. Ci sono soli 5 vigili urbani. Non c’è un ufficio tecnico adeguato, stesso dicasi alsociale e, in queste condizioni, come affronto le emergenze della mia comunità?”. E si arriva al paradosso che, pur nei ritardi della tempistica, i 2,5 milioni per il completamento della rete idrica disposti dalla regione pongano un problema di gestione. “Bisogna indire gare e per farlo mi serve il personale adeguato, ma l’ufficio gare è vuoto, stiamo trovando una soluzione. Io ho chiesto al governo nazionale norme che ci consentano di assumere il personale necessario”.
“Abbiamo bisogno di una norma che ci aiuti al recupero urbano, al ritorno alla legalità in interi quartieri”, spiega Natale, riferendosi alle case abusive, 1300, che hanno ricevuto ordinanza di abbattimento. Anche Forza Italia, sommersa da critiche, da anni spinge per riaprire il condono del 2003 in regione Campania, ma Natale spiega le sue ragioni: ”In una situazione di illegalità, i cittadini, in passato, hanno costruito le loro case, è impensabile abbattere quelle nate per la necessità abitativa”. Impensabile sia per ragioni sociali, ma anche economiche. “Dovremmo abbattere noi come comune anticipando le spese e poi dovremmo chiederle al cittadino. Non abbiamo soldi in cassa e a questo si aggiunge il problema del costo dei materiali di risulta da smaltire”.
Un’idea è quella di acquisire al patrimonio pubblico le abitazioni abusive, ma anche in questo caso l’assenza di personale rallenta le procedure e l’avvio successivo delle pratiche di vendita. In tutto ciò che da considerare che i cittadini che le abitano non pagano i tributi proprio perché abusivi. “Io non posso mettere i contatori dell’acqua, i cittadini non possono usare quella dei pozzi perché c’è un’ordinanza commissariale che lo vieta e ci perde ancora una volta l’intera comunità. Proprio la gestione dell’acqua rappresenta il 40% del disavanzo comunale. La regione fornisce l’acqua, ma noi non riscuotiamo i tributi e la rete idrica è fatiscente, il 30% di quella che arriva viene persa”. In questo caso Natale invoca un aiuto che deve arrivare dal governo nazionale e presto. “Non sentiamo nella nostra azione la pressione del crimine organizzato, ma quella di una burocrazia imponente. Si rischia così di vanificare il cambiamento”.