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Casalesi, sequestrata la lussuosissima villa del boss Nicola Schiavone, figlio di Sandokan

Sequestro da 15 milioni di euro per Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco, detto Sandokan. Tra i beni confiscati all’ex reggente del clan ci sono anche un negozio di scarpe all’interno del noto centro commerciale ‘Medì’ di Teverola e la lussuosissima villa al centro di Casal di Principe.
A cura di Angela Marino
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Maxi sequestro di beni per Nicola Schiavone, classe '79, primo figlio del boss Francesco, detto ‘Sandokan. Il provvedimento è avvenuto nell'ambito di una operazione del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Napoli. Sotto sequestro è fintio un patrimonio del valore complessivo di oltre 15 milioni tra cui figurano 11 società, 10 fabbricati, 16 automezzi, conti correnti e polizze vita.

In particolare sono stati sequestrati un deposito di materiali edili a Trentola Ducenta; un punto scommesse Snai, a Teverola e, infine, un negozio di scarpe all'interno del noto centro commerciale ‘Medì' di Teverola. Sigilli anche alla lussuosissima villa di Schiavone, al centro di Casal di Principe e a pochi passi dalla sede municipale. Già nel 2012, l'immobile era stato sottoposti a vincolo cautelare. Dopo l'arresto del padre, Nicola Schiavone era diventato reggente del clan. Arrestato il 15 giugno 2010 si si trova ora in cella nel carcere de L'Aquila, in regime di carcere duro del 41-bis.

La mani dei Casalesi sul gioco d'azzardo online

Nella stessa giornata è stato eseguito un sequestro da 4 milioni nell'ambito di una operazione del Ros che hanno ha portato all'arresto di 11 persone con l'accusa di associazione mafiosa, estorsione, gestione illecita del gioco d'azzardo on line e raccolta illegale di scommesse su eventi sportivi. Le indagini hanno permessi di accertare i traffici della fazione Zagaria del clan dei Casalesi. Gli investigatori hanno dimostrato come gli uomini del clan gestissero giochi, centri scommesse ed internet point sul territorio del Casertano e oltre imponendo anche la distribuzione esclusiva di slot machines modificate. Le indagini hanno evidenziato anche minacce e pressioni a imprese e attività commerciali e evidenziato il ruolo di funzionari di banca compiacenti verso prestanomi del gruppo.

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