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Caserta, azienda simbolo dell’antiracket a fuoco mentre Cantone interviene a un convegno

Distrutta dalle fiamme la fabbrica di detergenti Cleperin di Sessa Aurunca (Caserta), simbolo dell’antiracket. Il pauroso incendio andato avanti per cinque lunghe ore la notte di giovedì è divampato mentre il titolare dell’azienda interveniva ad un convegno insieme al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone. Si ipotizza la matrice dolosa.
A cura di An. Mar.
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Uno spaventoso incendio ha divorato stanotte i capannoni della fabbrica Cleprin a Sessa Aurunca, in provincia Caserta. Alle fiamme la fabbrica di detergenti industriali in località Casamare, di proprietà dell'imprenditore Antonio Picascia noto per aver denunciato i suoi estorsori, nell'ambito di una inchiesta aniracket, facendo arrestare alcuni membri del clan Esposito.

L'incendio è divampato mentre, a pochi chilometri di distanza lo stesso titolare dell'impresa interveniva nel dibattito sull'antimafia al Festival Impegno Civile sui beni confiscati di Caserta insieme a Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione. Lo stesso Cantone si era battuto, ai tempi delle inchieste sulle attività illecite dei clan del Casertano, contro il clan dei Casalesi e contro i clan di Mondragone e di Sessa Aurunca, gli stessi che controllano il sistema di racket denunciato dall'imprenditore Piscascia.

Il rogo è andato avanti per cinque ore richiedendo l'utilizzo di diverse autobotti dei vigili del fuoco che hanno lavorato l'intera notte per mettere in sicurezza l'area. Lo stabilimento è stato completamente distrutto dalle fiamme. Sull'episodio indagano le forze dell'ordine. Non è esclusa, tra le ipotesi investigative, quella dell'incendio a scopo intimidatorio da parte dei gruppi camorristici locali, andato in scena platealmente, mentre era in corso un convegno sui temi dell'antimafia.

De Magistris: "Solidarietà alla Cleprin"

"Sono al fianco dell'azienda di detersivi Cleprin di Sessa Aurunca, dei suoi responsabili Antonio Picascia e Franco Beneduce, dei lavoratori e di quanti aderenti al consorzio Nuova Cooperazione Organizzata stanno riscattando le nostre terre del nostro Sud". È quanto afferma in una nota il sindaco di Napoli Luigi de Magistris sui fatti della scorsa notte a Sessa Aurunca.  "Stanotte – spiega de Magistris – un incendio devastante, che ha tutte le sembianze di un atto ritorsivo (al momento gli inquirenti stanno vagliando le possibili cause), ne ha completamente distrutto il reparto produttivo ed i depositi. L'azienda Cleprin, una delle poche aziende certificate col marchio "etico" è l'emblema dello sviluppo sano, etico e responsabile dei nostri territori, della economia di un Sud che ha voglia di riscatto e di tutti quegli imprenditori che continuano e continueranno a scegliere Napoli, la Campania, il meridione, per i loro investimenti". "La lotta alle mafie – rimarca il sindaco – la si fa innanzitutto con la prevenzione, creando opportunità di sviluppo e di lavoro e con azioni e prese di posizione concrete contro il malaffare. Non dimentichiamo che i responsabili dell'azienda, qualche anno fa, non esitarono a denunciare e far arrestare i loro estorsori, non dimentichiamo il percolato scaricato fuori all'azienda e tutte le intimidazioni che hanno subito per quella scelta virtuosa e nemmeno il contributo che ha apportato l'azienda nella creazione di una rete virtuosa che mira all'inserimento lavorativo di classi svantaggiate e al progetto economico-sociale "Facciamo un Pacco alla camorra", unica esperienza di modello economico sociale che parte dai beni confiscati e coinvolge il mondo virtuoso del non profit". "Come primo cittadino della città di Napoli, capitale del Mezzogiorno, e come delegato politico sicurezza e legalità di Anci – conclude de Magistris – non solo sostengo istituzionalmente la Cleprin, i valori morali che la stessa professa e adotta, la rete associativa ed economica regionale che con essa si e' sviluppata, ma mi impegnerò in prima persona affinché la Cleprin e le altre aziende virtuose non rimangano isolate, nell'indifferenza delle istituzioni".

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