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Caserta, riscuoteva il pizzo per la camorra: confiscati beni per 6 milioni a un imprenditore

La Direzione investigativa antimafia ha notificato un decreto di confisca di beni per un valore complessivo di oltre 6 milioni di euro all’imprenditore Angelo Pontillo, 59 anni, di Capodrise (Caserta), ritenuto contiguo al clan camorristico Belforte di Marcianise. Secondo gli inquirenti l’azienda la sua azienda produttrice di calcestruzzo era al centro di un sistema di riscossione del pizzo.
A cura di Redazione Napoli
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Una confisca eseguita dalla Dia di Napoli (immagine di repertorio)
Una confisca eseguita dalla Dia di Napoli (immagine di repertorio)

La Direzione investigativa antimafia ha notificato un decreto di confisca di beni per un valore complessivo di oltre 6 milioni di euro all'imprenditore Angelo Pontillo, 59 anni, di Capodrise (Caserta), attivo nel settore della produzione, vendita e trasporto del calcestruzzo. La misura ha interessato due quote societarie e beni immobili nella provincia di Caserta, 34 fabbricati e 2 terreni, nonché rapporti finanziari.

Le indagini della Dia che hanno portato al provvedimento emesso dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere si sono concentrate sull'assetto patrimoniale dell'imprenditore. La ricostruzione ha portato a delineare la "pericolosità sociale" del 59enne che, secondo gli inquirenti, deriva dalla contiguità con il clan camorristico Belforte di Marcianise, già emersa nell'ambito di una vicenda giudiziaria definita nel 2016 con una condanna a 12 anni e 8 mesi di reclusione, confermata in appello con riduzione della pena e tuttora pendente in Cassazione, solo per profili afferenti al trattamento sanzionatorio.

Dalle indagini era emerso un sistema di riscossione del pizzo che aveva come tramite proprio l'azienda produttrice di calcestruzzo di cui Pontillo era socio, la Cocem srl, ideato insieme ai fratelli Minutolo il cui patrimonio è stato sequestro lo scorso novembre. Secondo quanto verificato dalla Dda di Napoli, il pizzo veniva chiesto o mediante sovrafatturazione degli importi dovuti, gonfiando i costi rispetto alle effettive forniture, o attraverso l'organizzazione di incontri tra vittime e gli appartenenti al clan. Il sistema era così collaudato che gli imprenditori talvolta si rivolgevano spontaneamente a Pontillo o ai Minutolo, affinché indicassero loro i referenti dell'organizzazione da contattare per "mettersi a posto".

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