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Castello di Baia, niente soldi per la corrente: museo a mezzo servizio

Il museo, ospitato nel Castello Aragonese, ospite le ultime visite entro le 13: alla base di tutto, ci sarebbe la mancanza di corrente elettrica, dovuta alla scarsità dei fondi. Il personale, contattato, non rilascia dichiarazioni.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Il Museo del Castello di Baia costretto a chiudere perché senza corrente. Sembra quasi una barzelletta, ma in realtà è quanto starebbe accadendo allo storico Museo del castello aragonese. Contattati telefonicamente, il personale ha confermato che l'orario dell'ultima visita è previsto per le 13, mentre per le 14 l'uscita, e che questo sarebbe dovuto alla mancanza di corrente elettrica. Non è dato sapere come si faccia, al momento, ad utilizzare i computer o altri dispositivi elettronici: il personale ha fatto sapere di non essere autorizzato a rilasciare dichiarazioni al riguardo. Resta il fatto, dunque, che allo stato attuale uno dei più bei musei campani e forse d'Italia sarebbe "limitato" dalla semplice mancanza di corrente.

Il museo si trova in uno dei luoghi storici nonché più pittoreschi dell'intera Campania. Il Castello Aragonese, infatti, comunemente definito "Castello di Baia", sorge sui resti di quella che con ogni probabilità fu la Villa di Cesare in epoca romana, poi "inglobata" nella fortezza. Il Castello vero e proprio fu costruito su ordine di Re Alfonso II d'Aragona nel 1495, nel più complesso sistema difensivo aragonese nella guerra contro Carlo VIII di Francia. Progettato dall'architetto senese Giorgio Martini, fu a sua volta distrutto dopo l'eruzione del Monte Nuovo e costruito così come lo conosciamo oggi tra il 1538 ed il 1550, per ordine dello storico viceré spagnolo Pedro Álvarez de Toledo.

Dal 1503 ad al 1860 fu una vera e propria fortezza militare, che presidiava la baia di Bacoli prima sotto gli spagnoli, poi sotto gli austriaci ed infine sotto i Borbone. Epica fu la battaglia del 1799 nella quale gli inglesi tentarono di strapparlo ai francesi nella breve parentesi della Repubblica Partenopea. Nell'era moderna, come tutti i castelli o quasi d'Europa, entrò in una fase di declino venendo a mancare il suo utilizzo a scopo militare. Nel 1927, il Regno d'Italia lo trasformò in Reale orfanotrofio militare, e tale fu fino al 1975, salvo una breve parentesi negli anni della seconda guerra mondiale, quando fu utilizzato come carcere militare per prigionieri di guerra. Nel 1980 vi alloggiarono alcune famiglie terremotate dopo il cataclisma che devastò l'Irpinia, e finalmente, nel 1984, fu consegnato alla Soprintendenza Archeologica, diventando la sede del Museo archeologico dei Campi Flegrei.

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