Che disastro: fra teatro San Carlo e Galleria Umberto cantieri, caos e degrado
In un fazzoletto di terra c'è la Napoli che ti aspetti dalla cartolina. Se scendi le scale dalla Galleria Umberto I hai a sinistra Palazzo Reale e più giù il Maschio Angioino immerso nel blu e a destra una fermata del bus, i taxi e lo scorcio che dalla fontana del Carciofo di piazza Trieste e Trento più giù, ti trascina verso via Chiaia o s'allarga, come un respiro, in piazza del Plebiscito e Palazzo Reale. Se invece decidi di guardare dalla Galleria direttamente di fronte ecco, c'è il maestoso Teatro San Carlo. Le foto dall'interno lo fanno sembrare ancora più grande di quanto appaia nella realtà, da fuori. È uno scrigno magnifico. È Napoli. Le macchinette fotografiche, pakistani che vendono aste per selfie, il Gambrinus che sforna caffè su caffè.
Da qualche anno questo scorcio magnifico è diventato un disastro, il paradigma di una città depressa e accartocciata. La «carta sporca» di cui «nisciuno se ne mporta» cantata da Pino Daniele assume forme tangibili tra via San Carlo, piazza Trieste e Trento e piazza Plebiscito. È bastata una sessione di foto in un giorno qualunque in un'ora qualunque per mostrarlo. Auto in sosta selvaggia, motorini a frotte, strada lercia, addirittura bagni chimici di un cantiere ormai eterno, quello per la facciata della Galleria Umberto. I turisti che passano fotografano il palazzo Reale imbardato (si spera ancora per poco) dei lavori di restauro. Della facciata di Galleria Umberto poco si sa, invece. La monnezza accatastata davanti ai bidoni della differenziata a un occhio attento ha un nome e cognome: negozi? Ristoranti? Sarebbe facile risalire. Se solo si volesse. La sosta selvaggia in doppia o tripla fila (mentre gli stalli delle biciclette, sempre vuoti, sono solo una violenza inutile al territorio) è compito dei vigili urbani. Dove sono? C'è la Polizia Municipale in una delle zone più frequentate in assoluto dai turisti? «A volte sì, a volte no» spiega chi è seduto sulle panchine del piazzale antistante l'accesso di Palazzo Reale.
E il Teatro San Carlo? Nonostante gli sforzi dell'amministrazione del Lirico per ripulire quotidianamente i portici d'accesso alla struttura non c'è granché da sorridere. Le imbardature, anti-crollo di calcinacci, la scarsa illuminazione serale della strada, spesso ravvivata solo dai fari dello taxi che lì hanno una frequentata area di sosta attiva 24 ore su 24. Stiamo parlando di un'area frequentata ogni giorno da centinaia di turisti. Tanto per fare un paragone: Fontana di Trevi a Roma, il Duomo di Milano. Parliamo di un fazzoletto di territorio che offre l'accesso a San Carlo, Palazzo Reale, Galleria Umberto, piazza Plebiscito, via Chiaia, piazza Trieste e Trento, costellato di bar famosi e altrettanto famosi ristoranti e pizzerie. E mentre un gruppo di turisti tedeschi guarda con malcelato schifo i rifiuti accatastati davanti alle campane della raccolta differenziata (sono le 10.15 del mattino, mica le 2 di notte) ci si chiede: ma non sarebbe possibile un maggiore impegno per presentare un luogo di Napoli – almeno uno! – con decenza, igiene e sicurezza?