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Chi è Alberto Mattera, capo ultrà barbuto del Napoli nel controverso video di Carlo Alvino

Il controverso caso del video del giornalista Carlo Alvino fuori lo stadio San Paolo di Napoli ha tra i protagonisti un tifoso che non passa inosservato: è Alberto Mattera, leader del gruppo Ultras 72 della Curva B della zona della Loggetta, uomo che più volte è finito sotto i riflettori della cronaca giudiziaria. Fu anche arrestato e condannato in primo grado per un caso di estorsione alla Società Calcio Napoli e poi assolto perché il fatto non sussiste.
A cura di Redazione Napoli
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Archiviata la speranza di vincere lo scudetto 2017-2018 ora nella Napoli che guarda al calcio come alla principale delle passioni sportive è il tempo di risentimenti, rabbia e strane sortite all'esterno e all'interno dello stadio San Paolo. Quella di ieri, domenica 6 maggio, è sicuramente da inserire nella voce storie ‘strane' e ‘controverse'. Protagonista, Carlo Alvino, giornalista professionista, voce notissima e volto popolare delle telecronache del Calcio Napoli.

Prima di Napoli-Torino Alvino, giornalista dell'emittente campana Tv Luna, è stato interrotto in diretta da alcuni tifosi durante un collegamento. I tifosi l'hanno letteralmente strappato al lavoro e chiaramente minacciato, incuranti della diretta in corso a microfono acceso: «Nun te vattimmo…non ti picchiamo…ma Spegni le telecamere e vattenne», tra le frasi pronunciate dagli uomini, identificati da molti come tifosi ultras. La trasmissione è stata interrotta, la polizia si è subito mossa per capire l'accaduto ma dopo qualche ora, quando perfino l'Ordine dei giornalisti e il Sindacato Unitario giornalisti Campania avevano espresso solidarietà, è arrivata una novità: Alvino non ha denunciato l'accaduto e con un altro video, stavolta girato insieme ai due protagonisti di quello precedente, ha parlato di scherzo. «Volevamo ci pagasse il caffé» ha detto uno di loro.

E qui veniamo alla seconda parte del racconto: tra i due tifosi uno non è passato inosservato. Barba lunga e bianca, occhiali scuri. Molti l'hanno subito identificato in Alberto Mattera, già storico leader del gruppo Ultras 72 della Curva B della zona della Loggetta a Fuorigrotta. Mattera, anche se amatissimo nella sua ‘curva', ha un passato controverso ed è più volte finito sotto i riflettori della cronaca giudiziaria cittadina. Fu coinvolto in un processo per estorsione alla società Calcio Napoli, l'accusa era di aver lanciato bombe carta in cambio di biglietti omaggio. Inizialmente condannato, fu assolto successivamente in Appello "perché il fatto non sussiste". Mattera è un noto ultras di quelli della schiera anti-De Laurentis (definito con epiteti quali "pappone"). Contattato da Fanpage ha risposto: "Ma quale storia non è successo niente siamo amici, siamo cresciuti nello stesso quartiere".

L'assalto ai tifosi della Lazio

Mattera è noto alle forze dell'ordine anche per l'assalto contro i tifosi della Lazio commesso sull'A1 nel gennaio 2006. Secondo le cronache dell'epoca i sette tifosi azzurri (tra cui l'ex capo ultras Busiello) erano in viaggio per Massa, dove si giocava la gara tra Massese e Napoli, valida per il campionato di serie C1. I presenti bloccarono, in coincidenza di un restringimento della carreggiata, un furgone Opel Vivaro sul quale viaggiava un gruppo di supporter laziali diretti a Parma per assistere alla partita tra la squadra locale e Lazio. L'accerchiamento fu effettuato attraverso una Fiat Bravo di colore grigio, due Mini Cooper ed una BMW X3 di colore nero sulla quale si trovavano i tifosi azzurri, tutti con sciarpa del Napoli. Brandendo spranghe e catene intimarono a R. P., l'uomo che era alla guida del furgone, ed agli altri otto componenti del gruppo biancazzurro, di scendere dal mezzo impossessandosi del bottino. Secondo gli inquirenti, a dirigere l'azione criminale fu Mattera (all'epoca colpito da divieto di partecipazione alle manifestazioni sportive). I tifosi arrestati furono accusati di rapina aggravata e danneggiamento: nel raid furono infranti il parabrezza e danneggiata la carrozzeria del furgone; poi i partecipanti all'operazione portarono via giubbotti, carte di credito, cellulari ed un biglietto nominativo proprio per l'incontro in programma in quel giorno. Il materiale portato via fu poi poi ritrovato nel corso di una perquisizione effettuata dai carabinieri, nella sede ultras della Loggetta dove gli oggetti erano custoditi in una bacheca a mo' di trofei.

Le intercettazioni dell'epoca

«Li abbiamo visti. Sono proprio loro, quelli che pensavamo di trovare, hai capito? Ecco, li abbiamo proprio vicino, ci precedono con il pullmino. Albè, ora dobbiamo aspettare il momento opportuno…». Sono le 9,38 di domenica 15 gennaio e Cristian Ciuccio telefona ad Alberto Mattera per segnalare l'avvistamento dei laziali in autostrada. Mattera, che viaggia intanto a distanza, su un'altra macchina diretta a Massa Carrara, risponde: «Ci siete tutti?». Ciuccio conferma: «Tutto il nostro gruppo». Le intercettazioni registrate dai carabinieri del Reparto operativo di Napoli (colonnello Gerardo Iorio) ricostruiscono le fasi dell'aggressione. Ore 9,41 – Passano pochi minuti, sono le 9,41 e stavolta è Busiello a chiamare Mattera, aggiornandolo in diretta sull'evoluzione della spedizione punitiva. Gli dice che i laziali si trovano davanti a loro. Busiello: «Ci sono tutti, i Fedayn, loro e i Sud», aggiungendo che i laziali non si sono accorti di essere caduti in trappola. 10,27 – Ciuccio richiama Mattera e gli riferisce con soddisfazione che l'«attacco» programmato è andato a buon fine. «Albè.. è tutto a posto. Stiamo per strada: colpito e affondato! Albè, bello, è stato bellissimo! Chiama Busiello, la refurtiva la tiene lui. Gli ha preso pure da dosso i biglietti, il telefono». 10,29 – Mattera chiama Busiello: «Abbiamo fatto un bel lavoro. Noi… la macchina mia e del "cannibal", noi abbiamo operato, l'abbiamo bloccato nella strettoia. ma ora la roba non si deve toccare, va portata in sede…. Ma dimmi, dove sono gli altri del "gruppo di fuoco"?».

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Un anno fa, per lui, un grande dolore: il suo figlioccio, Renato Di Giovanni, 20 anni, un passato nelle Giovanili del Napoli come speranza del calcio cittadino, fu ammazzato da 10 colpi d'arma da fuoco in un agguato di stampo camorristico a Soccavo, nella periferia Occidentale della città, aveva precedenti per spaccio di droga ed era sottoposto ad obbligo di presentazione della Polizia Giudiziaria. Era quella di gestire un vero e proprio supermarket della droga per conto del clan Vigilia.

L'immagine profilo di Alberto Mattera su Facebook
L'immagine profilo di Alberto Mattera su Facebook

Intanto, dopo la vicenda Sindacato dei giornalisti in Campania ha inviato al Prefetto di Napoli una richiesta di incontro. «È – si legge nella nota – un caso rarissimo e inquietante. Successivamente gli stessi personaggi sono protagonisti insieme allo stesso giornalista di un altro video apparentemente rassicurante, ma che dimostra soltanto che le minacce sono andate a buon fine e che i violenti sono riusciti a mettere il bavaglio al collega».

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